Tivoli, a pochi minuti dalle porte di Roma, è famosa soprattutto per le sue ville, la rinascimentale Villa d’Este e l’archeologica Villa Adriana, due siti UNESCO che attirano diverse migliaia di visitatori ogni anno da tutto il mondo. Abbiamo già trattato in passato sul nostro blog della meravigliosa Villa d’Este dalle mille fontane, e della magica residenza dell’imperatore Adriano e di tutto il suo entourage, Villa Adriana. Oggi vi parleremo della città di Tivoli ed in particolar modo della sua parte più antica e allo stesso tempo pià moderna, l’Acropoli di Tivoli e l’attigua Villa Gregoriana.
La città di Tivoli aveva scelto sin dalle sue origini (precedenti alla fondazione di Roma) un sito inaccessibile e facile da difendere, su di un colle che domina la famosa Valle dell’Inferno. Qui si presuppone che la vita vi si svolgesse fin dall’età del ferro, e questo è dimostrato dai molti rinvenimenti di ceramica tipica del periodo, raccolta nell’area del cosiddetto Tempio di Vesta, di cui vi parleremo presto, perché la storia del culto di Vesta e delle Vestali merita uno spazio tutto suo sul nostro blog.
Non vi sono dubbi che sull’Acropoli di Tivoli sorgessero vari templi fin dall’età paleo-repubblicana, anche se non ne sono rimaste testimonianze tangibili a causa della deperibilità dei materiali, dato che questi templi venivano realizzati con strutture lignee o facilmente deperibili. L’Acropoli di Tivoli non aveva solo un carattere cerimoniale-religioso ma soprattutto strategico-difensivo, dato che fu scavato intorno un profondo fossato, largo almeno 4 metri, di cui non si conosce la data certa dei lavori, ma che è sicuramente precedente ai templi che oggi caratterizzano la “skyline” della cittò verso il Parco di Villa Gregoriana.
La scelta strategica della zona si rivelò importante se non fondamentale sin dall’età arcaica per le comunicazioni tra i popoli pastori della Valle dell’Aniene e la piana del Tevere, e quindi con Roma. Basti quindi pensare allo stesso percorso della transumanza, che scendeva dall’Abruzzo lungo il tracciato che poi nel III secolo a.C. sarebbe divenuto noto come la Via Valeria. Il percorso della transumanza procedeva lungo la riva destra dell’Aniene fino a Tivoli, per poi passare sulla riva sinistra, per proseguire poi agevolmente fino alla pianura e quindi all’Urbe.
Probabilmente per tale motivo a monte della grande cascata naturale che una volta cadeva nella Valle dell’Inferno fu costruito il primo ponte, che permetteva anche una sorveglianza militare ed economica e quindi l’accesso all’Acropoli tiburtina, una posizione strategica invidiabile che si lega indissolubilmente con la nascita dell’antica Tivoli (Tibur). L’intera città nasce proprio su questo sperone roccioso, dapprima i templi che oggi caratterizzano l’Acropoli di Tivoli, e successivamente anche l’intero abitato.
L’Acropoli di Tivoli aveva sicuramente una posizione privilegiata e strategica, ma a contrappeso di questi punti di forza c’era un grande punto di debolezza, la situazione idrologica, particolarmente critica a causa della portata e delle frequenti inondazioni del fiume Aniene. Ancora oggi è possibile riconoscere nel territorio tiburtino e soprattutto quello dell’antico centro cittadino segni di interventi di trasformazione dell’ambiente naturale che risalirebbero almeno al II secolo a.C. Questi segni si possono consistono principalmente in diversi manufatti idraulici come fossati, canali, chiuse e rami di acquedotto, più i vari i resti di ponti e mulini, destinati a derivare, governare e utilizzare la pressione variabile delle acque e delle piene del fiume Aniene, un po’ come avveniva a Roma con il Tevere.
Sarà forse per risolvere le rovinose piene dell’Aniene, che affliggevano la città di Tivoli dalla sua fondazione, che il papa Gregorio XVI a seguito dell’ennesima alluvione del 1826 decise di unire l’utile al dilettevole e senza badare a spese. Il Papa camaldolese decise di avviare dei lavori di deviazione del corso del fiume Aniene, un po’ come successo per la costruzione di Villa d’Este, dove la creazione del canale Estense aveva la doppia funzione di depotenziare il fiume, e di alimentare le fontane e irrigare i campi nella sottostante valle dell’Aniene che si estendeva sotto le mura cittadine.
Villa Gregoriana prende quindi proprio il nome del Papa che aveva finanziato gran parte dei lavori, si dice una cifra vicina ai 300 mila scudi pontifici (più o meno una cifra vicina ai 10 milioni di euro odierni). La somma fu coperta con 5/10 dei costi (la metà) pagati direttamente dal Papa, e la rimanente parte divisa in 3/10 pagati dall’erario e 2/10 dalla comunità tiburtina.
Quando si parla di Villa Gregoriana e del suo parco romantico bisogna quindi ricordare che il parco di Villa Gregoriana nacque come opera semplicemente “accessoria”, perché l’opera primaria fu la deviazione e la canalizzazione in due cunicoli artificiali delle acque dell’Aniene. Papa Gregorio XVI fece realizzare Villa Gregoriana sotto il Monte Catillo, in modo da allontanare dall’abitato il corso del fiume e il punto di caduta delle acque dell’Aniene. Questa grande opera ingegneristica da un lato salverà la città di Tivoli da successive alluvioni, ma dall’altro modificherà definitivamente la sua “skyline” che aveva attratto numerosi artisti, studiosi e viaggiatori per secoli.
A questa colossale opera si aggiungerà anche la costruzione del Ponte Gregoriano, a cavallo dell’antico letto del fiume Aniene nel punto in cui il corso d’acqua si gettava tramite una cascata nella Valle dell’Inferno. A seguito alla deviazione del fiume Aniene, rimarrà attiva soltanto il letto di deflusso delle acque in sovrappiù, che venivano peraltro utilizzate a scopi civili e industriali per alimentare lavatoi, impianti di irrigazione e stabilimenti industriali. La realizzazione dei lavori fu affidata al cardinale Rivarola, a cui verrà dedicata anche un omonima piazza poco distante dall’acropoli, mentre l’opera venne realizzata sotto la direzione dell’architetto Foschi, che la completò nel 1835 con una solenne inaugurazione che incluse la contemporanea apertura dei cunicoli gregoriani e della cascata artificiale in uno spettacolo paragonabile solo all’apertura che avviene ogni giorno alla Cascata delle Marmore.
La progettazione del Parco di Villa Gregoriana in sintonia con il gusto romantico dell’epoca incluse il riportare alla luce reperti storici come i resti della villa di Manlio Vopisco e altri ruderi di edifici di età romana inselvatichiti nei secoli che vennero accuratamente ripristinati per poi essere integrati nel giardino. Nel giardino del Parco di Villa Gregoriana furono anche piantate varie specie di piante provenienti da diverse parti del mondo, per dare l’idea di un viaggio come quello che veniva fatto nel Grand Tour, il lungo viaggio nell’Europa continentale in uso tra l’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo, destinato a perfezionare il loro sapere attraverso la conoscenza di nuovi luoghi e culture, viaggio che aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l’Italia, con Tivoli tra i luoghi più apprezzati nei dintorni di Roma.
La deviazione del fiume Aniene porterà anche un primato alla città di Tivoli, infatti nel 1886 venne realizzato il primo imbrigliamento dell’Aniene all’ingresso dei cunicoli allo scopo di produrre elettricità tramite una condotta forzata, permettendo alla città di Tivoli di essere la prima città d’Italia illuminata con luce elettrica, prima ancora di Roma. E’ comunque possibile vedere i segni lasciati nel corso dei secoli dalla potenza del fiume Aniene, riconoscibili dalle concrezioni calcaree che si incontrano nel percorso del parco ma anche dalle presenza nella gola del fiume di grotte e gallerie scavate e levigate dalle acque dell’Aniene.
Interessati a scoprire la città di Tivoli, le sue ville e le sue meraviglie? Seguitemi allora nel mio classico tour di Tivoli: Villa Adriana, Villa D’Este e Villa Gregoriana o in un altro dei miei popolari tour e visite guidate a Roma e provincia. Continuate a seguire anche il nostro blog, perché nei prossimi articoli continueremo l’esplorazione della storia della vecchia Tibur.