Non lontano dal Vaticano, nei pressi della stazione S. Pietro, si trova la Chiesa Ortodossa di Santa Caterina Martire (o di Santa Caterina di Alessandria), un vero e proprio gioiello di architettura russa nel cuore di Roma. La costruzione si contraddistingue per le cupole dorate a cipolla, e per il contrasto dei colori verde acqua e bianco della piramide poliedrica sulla facciata.
La Chiesa di Santa Caterina Martire, realizzata sul territorio di Villa Abamelek, residenza ufficiale dell’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, è ben visibile nella città e si vede anche dalle finestre del Palazzo Apostolico e dalla Cupola di San Pietro, quasi a creare un dialogo a distanza tra cattolicesimo e ortodossia.
La questione della realizzazione di una chiesa ortodossa a Roma si è protratta per secoli. I vari progetti, il primo dei quali elaborato ai tempi di Pietro il Grande, non vennero mai realizzati per la ritrosia dei Papi alla costruzione di luoghi di culto non cattolici a Roma, giustificata anche con motivazioni di decoro urbanistico, visto il contrasto tra l’architettura sacra russa e gli edifici rinascimentali e barocchi della città eterna.
All’inizio del 1900 il principe Abamelek acquistò la villa su cui sorge la chiesa dalla famiglia Ricasoli e la arricchì con una preziosa raccolta di opere d’arte. Nel 1916, prima di morire, lasciò in testamento la villa all’Accademia Russa delle Scienze. Dopo lunghe dispute giudiziarie, concluse solo nel 1946, la villa divenne proprietà dell’Unione Sovietica, che la utilizzò come residenza ufficiale del proprio ambasciatore. Ma il progetto di realizzazione della chiesa era già stato interrotto con la rivoluzione d’ottobre, e alla fine la prima pietra venne posata solo il 14 gennaio del 2001, il giorno dedicato a Santa Caterina a cui viene dedicato l’intero complesso. La cerimonia avvenne alla presenza dei Ministri degli Esteri italiano e russo, Lamberto Dini e Igor Ivanov.
Anche dopo la caduta dell’URSS la costruzione della Chiesa ortodossa venne per molto tempo ostacolata dal comune di Roma, che temeva una reazione del Vaticano al fatto che le croci ortodosse si sarebbero elevate al di sopra della cupola di San Pietro. Alla fine la questione venne risolta grazie ad un imponente lavoro di sbancamento. La collina sulla quale è stata costruita la chiesa venne scavata per quasi 10 metri, in modo che la cupola di San Pietro rimanesse il punto urbanistico dominante di Roma.
La Chiesa di Santa Caterina Martire è il più grande luogo di culto ortodosso russo costruito all’estero dopo la rivoluzione del 1917. L’8 ottobre del 2006 sono iniziate le funzioni domenicali. Nel dicembre 2007 è stata consacrata la cripta, dedicata ai santi Costantino ed Elena. L’iniziativa di realizzare la Chiesa di Santa Caterina ricevette la benedizione dello stesso patriarca russo Alessio II e ancora oggi è conservata all’interno l’icona che egli diede in dono mentre l’edificio era ancora in costruzione. I lavori, su progetto dell’architetto Obolenskij, direttore del Centro di costruzioni artistiche del Patriarcato di Mosca, sono partiti nell’estate del 2003. Il 19 maggio 2006 ha avuto luogo la consacrazione, cerimonia a cui hanno partecipato tra gli altri il sindaco di Mosca Luzhkov, l’ambasciatore di Russia in Italia Alexey Meshkov e il Capo del Dipartimento per gli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca Cirillo.
La Chiesa di Santa Caterina Martire è dotata di un sistema di campane che risuona soltanto per i servizi domenicali e festivi, e il cui suono arriva fino a Piazza di San Pietro. Il campanaro della chiesa è stato formato dal responsabile delle Cattedrali del Cremlino di Mosca, che ha partecipato attivamente al progetto della cella campanaria e del campanile. Il suono delle campane è talmente armonioso che spesso i passanti si fermano per ascoltarlo in silenzio. Gli affreschi interni e l’iconostasi della Chiesa di Santa Caterina Martire sono stati realizzati interamente da artisti russi. Di particolare eleganza è l’iconostasi di marmo intagliato, dipinta secondo i canoni dell’arte sacra russa.
La Chiesa di Santa Caterina Martire non è solo un luogo di culto, ma anche un punto di incontro per tutta la comunità russofona di Roma (circa 300.000 ucraini, 100.000 moldavi, 10.000 russi). Dopo la messa domenicale le persone si riuniscono per bere il tè, scambiarsi impressioni, consigli e informazioni sulle offerte di lavoro. E’ possibile visitare la chiesa liberamente, anche durante le celebrazioni liturgiche, alla quale si assiste esclusivamente in piedi.
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