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Storie di Roma

Il blog di Fabio Salemme su RomaGuideTour.it

Una Passeggiata per il Monte Celio [Itinerario Interattivo]

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Ricominciamo le pubblicazioni 2024 con un nuovo itinerario interattivo Wikiloc, dopo quelli della Passeggiata su Via Merulana, quella nel centro storico di Subiaco, e quella all’interno dei Monasteri di Subiaco.

Oggi per il nuovo itinerario interattivo scegliamo il Monte Celio, e come punto di partenza scegliamo di tornare sul “luogo del delitto“, ovvero il posto dove abbiamo concluso la passeggiata su via Merulana, la Piazza di San Giovanni in Laterano, proprio di fronte all’Obelisco Lateranense.

Da qui ci muoveremo verso il Colosseo, per poi ritornare in zona San Giovanni da un percorso alternativo attraverso il Monte Celio, con tante belle sorprese.

Come per i precedenti itinerari interattivi, vi proponiamo di seguire il percorso anche a mezzo dell’itinerario interattivo realizzato con l’app Wikiloc.

Il percorso che vi proponiamo è semplice, in discesa all’andata, e in salita al ritorno, ma con pendenza moderata. Il percorso si può compiere in circa 45 minuti se inteso come “passeggiata“, ma chiaramente il tempo di percorso di estende per chi decide di esplorare alcuni dei posti che attraverseremo sul nostro percorso, come la Basilica di San San Clemente, la Basilica dei Santi Quattro Coronati, il parco di Villa Celimontana, o lo stesso Colosseo. A noi il percorso è durato alcune ore perché abbiamo approfittato per girare anche alcuni video lungo il percorso, che condivideremo presto su questo blog e sui nostri canali sociali. Pronti? Si parte!

Come abbiamo detto, iniziamo la nostra passeggiata da Piazza di San Giovanni in Laterano, ammirando l’Obelisco Lateranense, uno degli 11 obelischi egizi che si trovano a Roma ma anche il più alto obelisco antico al mondo, e il più antico tra tutti gli obelischi egizi presenti a Roma (31 metri), realizzato in granito rosso, e proveniente dal tempio di Ammon a Tebe (Luxor). Per maggiori dettagli, leggete il nostro articolo sugli obelischi egizi a Roma, o il più recente articolo su Tutto l’Egitto a Roma. Ai piedi dell’obelisco c’è un fontana alimentata dall’Acqua Felice (un’acquedotto moderno costruito sui resti degli acquedotti antichi che alimentavano diverse zone dall’urbe soprattutto nella zona a Sud est).

Altro monumento che caratterizza questa piazza è sicuramente il Palazzo Lateranense, eretto sulle antiche residenze dei papi dal tempo di Costantino fino al trasferimento ad Avignone. Oggi questa piazza è stata ampiamente modificata ma una volta qui si trovava la Corte Pontificia, almeno fino alla cattività avignonese quindi prima che il Papa lasciasse Roma per Avignone. Piazza di San Giovanni Laterano verrà modificata nel corso del 1500, dopo lo spostamento in Vaticano della sede pontificia.

A fianco del Palazzo Lateranense notiamo la struttura del Battistero di San Giovanni Laterano. Si tratta di un edificio religioso la cui fondazione risale al IV secolo d.C. (al tempo dell’imperatore Costantino), presenta una forma ottagonale con colonne angolari e fu realizzato al di sopra di un sistema termale, forse quello che una volta era collegato al palazzo imperiale. Il Battistero Lateranense assieme al Mausoleo di Santa Costanza e quello del Santo Sepolcro di Gerusalemme, è uno dei primi esempi di un’architettura cristiana di questo tipo, e sarà usato come modello per i futuri battisteri.

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Iniziamo la passeggiata verso il Colosseo lungo Via di San Giovanni, che è quella che ci troviamo alle spalle e che parte subito dopo la linea di edifici che ospitano i resti dell’Acquedotto di Nerone, “incastrato” tra i palazzi. Pochi metri dopo la strada diventa Via dei Santi Quattro Coronati, e possiamo già vedere che la strada in discesa ospita diversi monumenti, ma quello che salta all’occhio sicuramente è l’Anfiteatro Flavio.

Percorrendo Via di San Giovanni in Laterano una delle prime cose che attirerà la nostra attenzione sarà un elemosiniera con l’emblema della Confraternita del SS. Salvatore. Non si tratterà di un caso isolato, infatti, è possibile trovare diverse cassette per elemosine collegate alla cura degli ammalati e dei bisognosi spesso ospitati nell’ospedale di San Giovanni in Laterano, uno dei tre ospedali storici fin dalla Roma papalina, insieme al Gallicano a Trastevere e al Fatebenefratelli all’Isola Tiberina.

Dall’altro lato della strada notiamo una chiesa medievale dalla facciata austera, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie nel Cimitero di San Giovanni in Laterano, mentre proseguendo in discesa su Via di San Giovanni Laterano incrociamo il convento con la Chiesa delle Adoratrici del Santissimo Sangue di Gesù, ordine si dedica soprattutto all’apostolato missionario svolgendo opera di evangelizzazione e promozione umana. La spiritualità dell’istituto è incentrata sul culto del Sangue di Gesù, ritenuto fonte di pace e di riconciliazione: per questo le suore considerano prioritari l’impegno per la riconciliazione, la non violenza, la solidarietà e il rispetto della vita.

Ancora più giù incrociamo un’altra importantissima chiesa che caratterizza il colle Celio, la Chiesa di San Clemente al Celio, una basilica che ha una storia molto particolare perché si trova al di sopra di antichi edifici interrati per due livelli di profondità, il più antico dei quali risale al I secolo d.C. La basilica attuale, di stile medioevale è stata costruita sui resti di una basilica antica, il cui edificio originale fu già dimora di un patrizio romano, un insieme di costruzioni romane di epoca post-neroniana. Infine, al quarto livello sotto i precedenti ci sono ulteriori tracce di costruzioni romane più antiche.

La vicinanza di questa basilica carolingia con la Corte Pontificia è un forte segnale dell’alleanza tra il Pontefice e il Re di Francia. La Basilica di San Clemente è uno dei capolavori dell’arte alto-medievale, alla quale abbiamo dedicato un articolo precedente. Basilica stratificata che parte da un livello nella Roma antica più o meno I secolo d.C. sui resti di un’antica insula del periodo romano per stratificare fino all’epoca moderna con una struttura settecentesca e all’interno mosaici medievali, affreschi rinascimentali, pitture alto-medievali come per esempio il primo fumetto della storia.

Dallo stesso incrocio di Via dei Santi Quattro Coronati all’altezza della Basilica di San Clemente siamo a breve distanza dalla Basilica dei Santi Quattro Coronati, che non andremo a visitare perché procediamo verso il Colosseo. Ma se avete deciso di seguire il nostro itinerario e avete tempo, vi suggeriamo di fare una deviazione per visitare la Basilica dei Santi Quattro Coronati, ugualmente risultato di multiple stratificazioni millennarie. La Basilica dei Santi Quattro Coronati si presenta ancora come un complesso monastico fortificato, di modesta apparenza esterna ma di massiccia consistenza muraria, ed è costituito da una basilica e da una serie di altri spazi sacri e residenziali (cripta, cortili, monastero, antico palazzo cardinalizio). La fortificazione del complesso (cripta, torre d’ingresso all’epoca decorata all’interno e all’esterno, primo cortile con i primi edifici destinati al clero) è di epoca carolingia, attribuita al papa Leone IV (metà IX secolo circa) e si tratta di uno dei pochi esempi di questo periodo storico.

Lasciando le basiliche di San Clemente e Santi Quattro Coronati sarà possibile passare nel mercato rionale del Celio e scoprire i prodotti tipici di Roma come carciofi, porchetta e tanto altro. In prossimità del Colosseo sarà possibile notare il monumentale accesso al Parco del Colle Oppio, dove è possibile ammirare le rovine colossali delle Terme di Traiano costruite sui resti della Domus Aurea.

Su Via dei Santi Quattro Coronati incrociamo diversi punti di ristoro tra cui ristoranti e bar dove è possibile comprare prodotti Slow Food e prodotti tipici della cucina romana. In lontananza si palesa sempre di più il Colosseo in tutta la sua grandezza, mentre lungo il percorso possiamo vedere edifici di epoca diverse, come l’edificio all’angolo di Via Ostiglia con balcone realizzato in un periodo eclettico (fine ‘800 – inizi ‘900), uno dei tanti esempi di arte liberty che si possono trovare a Roma e soprattutto uno dei primi esempi di architettura con nuovi materiali da costruzione quali cemento armato, acciaio e vetro, che erano già in uso nel secoli precedenti ma che a partire da allora avranno un’ampia diffusione.

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Arrivati di fronte al Colosseo e guardando la struttura notiamo subito i diversi buchi lasciati nella struttura, dovuti alla rimozione delle grappe di bronzo e piombo che ricoprivano la facciata dell’Anfiteatro Flavio. Proprio di fronte a noi la cosiddetta “stampella esterna” del Colosseo, uno dei primi interventi di restauro di questo antico anfiteatro inaugurato nell’80 d.C. 

Non faremo il giro del Colosseo, ma gireremo a destra verso Via Claudia per iniziare il nostro percorso di rientro alternativa verso San Giovanni. Praticamente decidiamo di passare per la strada, esclusivamente pedonale e per trasporto pubblico, che “sale” alle spalle del Colosseo, per poi andare in direzione del Circo Massimo. Lungo la strada vediamo i resti del basamento del Divo Claudio, resti di un grande tempio dedicato all’imperatore Claudio divinizzato. Il lato che guardava verso nord era composto da una fila di stanze a volta in cui scorrevano delle tubature d’acqua che formavano un fronte piano. All’epoca di Nerone erano presenti delle fontane, tanto che dei resti di una di queste, composta da una prora di nave con testa di cinghiale, furono trovati in passato (oggi sono ai Musei Capitolini).

Da qui la vista è superba, con l’Anfiteatro Flavio che domina la vista, basamenti e le strutture dei due anelli mancanti smantellati per recuperare materiale, vista sul Foro Romano e sul terrazzamento del Tempio di Venere e Roma, l’Arco di Costantino e in fondo il Tabularium con torre campanaria del Campidoglio. Decisamente una delle vedute più suggestive di Roma, una vera e propria veduta da cartolina. Qui decidiamo di fare una pausa per registrare alcuni video con lo sfondo del Colosseo, che pubblicheremo presto.

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Continua la passeggiata lungo Via Celio Vibenna, la strada che costeggia il Palatino e che procede verso la Chiesa di San Gregorio. Proseguendo tra il colle Celio e Palatino è possibile ammirare tante altre rovine di diversi periodi storici come il Tempio di Venere e Roma e il suo monumentale terrazzamento che rappresenta anche la tappa finale del Papa durante la Via Crucis. Scopriamo anche un nuovo sito di recente apertura che si integra al Parco Archeologico del Celio, il Museo della Forma Urbis, progetto della Sovrintendenza Capitolina che ha recuperato e predisposto per l’allestimento gli edifici presenti nell’area, quali la Casina del Salvi e l’ex Palestra della GIL. All’interno di questo sito è stato possibile sistemare i frammenti della Forma Urbis, in un nuovo allestimento che permette di apprezzare al meglio la monumentale pianta marmorea di età severiana, fornendo una lettura cartografica di immediata comprensione. Nel giardino circostante dominato dalla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo trovano posto i materiali epigrafici e architettonici provenienti dagli scavi di Roma di fine Ottocento.

La passeggiata lontana dal traffico prosegue fino ad arrivare alla Chiesa di San Gregorio, chiesa medievale dominata da un’imponente scalinata frontale, che è stata ampiamente rimodernata già dalla metà del 1500. Siamo entrati nella piazza della Chiesa di San Gregorio da una scorciatoia pedonale all’altezza dei resti dell’Acquedotto Claudio, o meglio della sua deviazione che portava acqua ai palazzi palazzi imperiali del Palatino, dove nasce la città di Roma. L’acquedotto Claudio aveva diverse ramificazioni tra queste il ramo neroniano che fu a sua volta prolungato da Domiziano a servizio dei palazzi imperiali del Palatino, scavalcando su altissime arcate (39 metri) la valle tra questo e il Monte Celio.

La Chiesa di San Gregorio risale al medioevo, ma il restauro della struttura si può ricollegare al pontificato di Paolo V Borghese e quindi agli inizi del 1600, quando proprio il medesimo pontefice aveva ultimato un’altra celebre facciata, quella della Basilica di San Pietro in Vaticano. La chiesa di San Gregorio è una delle chiese più importanti e cariche di storia per il popolo romano, il suo nome ricorre anche in diversi modi di dire tradizionali come “So’ finite le messe a San Gregorio”. Usata anche come proverbio, l’espressione significa “Non c’è altro da fare, la pacchia è finita”.

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Lasciamo la Chiesa di San Gregorio alla nostra destra e risaliamo verso le Case Romane del Celio e la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo imboccando il Clivio di Scauro, una strada in salita caratterizzata da una serie di archi rampanti che creano un bellissimo effetto scenografico, una galleria che ci condurrà alla Piazza dei Santi Giovanni e Paolo. Il Clivus Scauri era una strada della Roma antica che saliva dalla depressione tra Palatino e Celio lungo il lato est di quest’ultimo fino alla sua sommità, dove oggi è Piazza della Navicella. Ancora oggi la strada ha mantenuto il nome antico, nel tratto iniziale. Il nome della strada è testimoniato da un’iscrizione di età imperiale e dalle fonti medievali a partire dall’VIII secolo. Probabilmente la sua apertura fu dovuta a un membro della gens Aemilia Scauri, forse Marco Emilio Scauro, censore nel 109 a.C.

Sul lato sinistro della strada troviamo la Chiesa di San Giovanni e Paolo, che all’interno del suo perimetro ospita le antiche Case Romane del Celio. Si tratta di resti di un complesso residenziale romano sottostante alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Originariamente l’immobile era costituito da due insulae popolari, la prima databile al 111, con un balneum al pianterreno e abitazioni al piano superiore, l’altra del secolo successivo con botteghe al piano terreno, le cui tracce restano negli archi oggi tamponati che segnano il fianco della basilica lungo il Clivo di Scauro, e abitazioni ai piani superiori, di cui restano tracce di due piani di finestre. Gli appartamenti delle Case Romane del Celio erano caratterizzati da una forma quadrangolare, con cortile interno (cavedio), talvolta porticato, sul quale erano posti i corridoi di accesso alle varie unità abitative. Le insule erano composte da un piano terra, in genere destinato a botteghe di vario genere (tabernae), dotate di un soppalco per deposito di materiali e/o alloggio degli artigiani più poveri, e da piani superiori, destinati agli alloggi, via via meno pregiati verso l’alto.

Alla fine del Clivio di Scauro, dopo gli archi rampanti che costeggiano la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, arriviamo nella piazza centrale caratterizzata dal porticato della chiesa e soprattutto dal campanile cosmatesco che si imposta sui resti di un antico tempio dedicato a Claudio. La basilica fu saccheggiata e distrutta diverse volte per poi essere ricostruita dalle fondamenta nel XII secolo, in questo periodo furono aggiunti il portico e l’alto campanile, tra i più belli della città. Non mancano elementi decorativi di periodi differenti dal rifacimento medievale come ad esempio come gli affreschi del Pomarancio e le radicali trasformazioni per adeguare la struttura al gusto dei tempi, l’interno della chiesa, a tre navate, ha risentito dei restauri operati nel settecento che però gli hanno fatto perdere ogni traccia dell’antico aspetto e contrasta con la facciata romanica.

Nel XIII secolo il cardinale Cencio Savelli (il futuro papa Onorio III) fece sopraelevare il portico, creando la galleria soprastante e il portale cosmatesco sovrastato da un’aquila ad ali aperte e affiancato da due leoni. L’attuale facciata romanica pur richiamando lo stile originale è stata ripristinata tra il 1950 e il 1952 per volontà del cardinale Spellman, arcivescovo di New York.

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Ci lasciamo alle spalle la Piazza dei Santi Giovanni e Paolo per entrare nel parco di Villa Celimontana che, come tutti i parchi del periodo moderno, è caratterizzato da strutture di varie epoche che rappresentano diverse mode. Troviamo infatti strutture in stile neo-gotico miste a finte rovine, obelischi (veri) ed esemplari di piante provenienti da ogni parte del mondo miste alla macchia mediterranea, come ad esempio l’albero di Giuda, caratterizzato dalla foglia a forma di cuore. Probabilmente in passato la villa ospitava anche animali esotici provenienti in particolar modo da Africa e America.

Villa Celimontana (originariamente Villa Mattei al Celio) è oggi un parco pubblico di Roma. La sua creazione risale al ‘500, ma che fu soggetta a trasformazione in senso paesaggistico nel 1858 da parte dell’architetto francese Pierre Charles L’Enfant. Villa Celimontana sorge su un sito di età Flavia e Traianea del quale restano cinte murarie oggi ricoperte dai livellamenti del terreno e parzialmente visibili solo da Sud. Un sito che probabilmente ospitava i Castra della V Coorte dei Vigiles.

La commissione di questa villa si deve attribuire a Laura Maria Giuseppa di Bauffremont; nel 1870 vennero attuati interventi in stile neogotico per iniziativa dell’ultimo proprietario, Richard von Hoffmann. L’edicola-tempietto in stile neogotico addossata al muro di cinta sull’attuale Via San Paolo della Croce è uno degli ultimi interventi attuati nel parco. Non mancano neanche le finte rovine che caratterizzano un gusto già in voga verso la fine del 1700 inizio 1800. L’impressione quando ci si trova davanti a queste rovine e di trovarsi catapultati in una vera struttura di epoca romana e allo stesso tempo di stupire i visitatori e ospiti illustri che visitano questo parco.

Oggi il parco di Villa Celimontana ospita la sede della Società Geografica Italiana e anche diverse manifestazioni culturali, dalle serate letterarie ai festival di musica, come il famoso festival estivo “Celimontana Jazz“. Il parco di Villa Celimontana ospita anche diversi elementi dell’antica Roma come colonne, capitelli ed elementi antichi probabilmente appartenuti ad antiche famiglie aristocratiche romane tra cui anche l’Obelisco Matteiano, uno degli 11 obelischi egizi presenti a Roma, vasi a cratere, alcune statue di diversi periodi storici (soprattutto fine I secolo d.C. – II secolo d.C.). L’Obelisco Matteiano è originariamente l’obelisco egizio di Ramsete II, popolarmente detto “spiedino”, proveniente dalla spoliazione del Tempio del Sole a Eliopoli. Secondo una leggenda, la sfera posta sulla sommità conterrebbe le ceneri di Augusto.

Pochi sanno che nel 1553 questo terreno venne venduto come vigna dalla famiglia Paluzzelli alla famiglia Mattei per 1000 scudi d’oro, che già dal 1581 cominciò a sottoporla ai primi interventi di sistemazione che si concluderanno solo verso la fine del 1800 e che hanno permesso di stratificare stili e decorazioni nonché reperti molti di furono ceduti ai Musei Vaticani.

Uscendo dal parco di Villa Celimontana ci troviamo in un intersezione dove vediamo di fronte a noi la Chiesa di Santo Stefano Rotondo con la classica forma circolare, un richiamo all’antico Tempio di Gerusalemme ed una delle più antiche chiese cristiane, risale infatti al V sec d.C. (tra il 468 ed il 483). La Chiesa di Santo Stefano Rotondo originariamente era costruita con materiali di spoglio e aveva già una pianta circolare, ma era suddivisa in tre navate concentriche.

A fianco dell’ingresso al parco di Villa Celimontana invece c’è la Chiesa di Santa Maria in Domnica alla Navicella con la caratteristica fontana dalla forma a barca di fronte l’ingresso della chiesa, e di fronte un altro resto dell’Acquedotto Neroniano. L’attributo principale della chiesa “in Domnica” è stato oggetto di differenti interpretazioni tra queste lo si può far derivare da dominicum, “del Signore“.

La Chiesa di Santa Maria in Domnica è conosciuta anche con l’attributo alternativo “alla navicella” e fa riferimento alla scultura romana di una nave posta già in antichità nella piazzetta di fronte alla chiesa, poi andata perduta e rifatta sotto papa Leone X. La leggenda attribuisce il rifacimento della fontana all’artista Andrea Sansovino. Ancora oggi risulta incerto se la navicella fu soltanto restaurata o interamente realizzata ex novo da Andrea Sansovino nel 1519 a causa dei gravi danni dell’originale, ritenuti irreparabili dall’artista.

Secondo un’antica leggenda la navicella fu rinvenuta nei pressi del Colosseo e si tratterebbe di un ex-voto dedicato alla Dea Iside, la protettrice dei naviganti: fu dedicata o da marinai egizi di passaggio a Roma (qui vicino sorgevano i “Castra Peregrinorum“, cioè le caserme dei militari non di stanza nell’urbe ma solo di transito) o dai marinai della flotta di Capo Miseno che qui risiedevano, essendo adibiti alla manovra del “velarium“, la grandiosa tenda che serviva a riparare i romani che assistevano agli spettacoli nel Colosseo.

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Per tornare al nostro punto di partenza a Piazza San Giovanni in Laterano sarebbe bastato a questo punto risalire Via di Santo Stefano Rotondo, che parte proprio all’altezza dei resti dell’Acquedotto Neroniano, ma abbiamo deciso di concludere qui il percorso Wikiloc per andare a gustarci un pranzo tipico romanesco da Luzzi, una delle osterie storiche che animano la zona che abbiamo appena percorso. Una buona carbonara, supplì, carciofo alla giudia e un po’ di cicorietta sono stati il vero premio della nostra passeggiata. Buona appetito!

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