“Dopo aver raccontato aneddoti su Raffaello Sanzio e Leonardo Da Vinci prendendo di nuovo spunto dall’opera di Raffaello La Scuola di Atene, una delle meraviglie delle Stanze del Raffaello ai Musei Vaticani, oggi parleremo di un altro dei personaggi rappresentati nell’affresco, Michelangelo Buonarroti, e di un curioso aneddoto poco conosciuto che vede lo scultore rinascimentale impegnato anche come ortodontista.
Troviamo Michelangelo al centro della scena raffigurata nell’affresco, un pò isolato sulla sinistra, nelle vesti di Eraclito. Michelangelo appare imbronciato ed indifferente a ciò che lo circonda, e alcuni ritengono che Raffaello lo abbia voluto prendere in giro per il suo carattere scontroso. Il filosofo Eraclito, infatti, era ritenuto criptico, e la sua dottrina dei contrari (lo scontro tra le essenze opposte dell’essere e dei sentimenti) pare ben attagliarsi allo spirito solitario di Michelangelo.
Raffaello deride il Buonarroti anche per la sua eccessiva avarizia. Pur essendo molto ricco, infatti, Michelangelo viveva in uno stato di quasi povertà. Si racconta che Michelangelo non togliesse mai i suoi stivali, neppure per dormire e che li sfilasse solo quando costretto a cambiarli con un nuovo paio. Sarà forse per questo che l’artista di Urbino lo ha voluto ritrarre in primo piano proprio con le sue amate calzature?
Pur imitandone la maniera di dipingere, Raffaello ha finito per beffeggiare Michelangelo per il suo stile di vita eccessivamente sobrio e per il suo isolamento dalla vita mondana, insomma per il suo essere così lontano dal modo di vivere sfarzoso di Raffaello e delle corti rinascimentali.
Non sarà, però, per le doti comunicative che tutti noi ricordiamo Michelangelo, ed è proprio non lontano dalle Stanze di Raffaello che troviamo uno dei principali capolavori del Buonarroti: la Cappella Sistina. Nel luogo simbolo della cristianità e dell’arte moderna, Michelangelo realizza le sue più importanti opere pittoriche: le storie della genesi (nella volta) e il Giudizio Universale. In questo groviglio di pose plastiche e figure colossali, vediamo la Sibilla Delfica, Giona e i diavoli dell’inferno, tutti con una con una evidente “anomalia“: un dente soprannumerario, un incisivo centrale dell’arcata superiore, chiamato mesiodens o quinto incisivo.
Perchè rappresentare un quinto incisivo? E’ indubbio che Michelangelo considerasse il volto umano come riflesso dell’armonia divina, quindi sicuramente non può essere stato un errore grossolano. Ha rappresentato con l’asimmetria la bruttezza del male. Continuando a scrutare le opere della Cappella, ci accorgiamo che ad essere rappresentate col mesiodens non sono solo le figure demoniache del giudizio universale come i dannati, i demoni, e gli oppositori della fede (sine gratia), ma anche alcuni dei personaggi presenti nella volta, i cosiddetti “ante gratia“, coloro che, avendo vissuto prima di Cristo non sono ancora stati redenti e vivono, perciò, ancora nel peccato. Il tratto anatomico aiuta a distinguere non i buoni dai cattivi, ma coloro che sono nella grazia di Dio da quelli che non lo sono.
E’ bene ricordare che la prima opera di Michelangelo ad introdurre questa “anomalia dentaria” fu la Pietà Vaticana, realizzata nel 1499. Allora perché persino a Cristo viene dato un incisivo in più? Tranquilli, nessun intento blasfemo; si vuole, in questo caso, rappresentare Dio che raccoglie su di se ogni peccato terreno (il male, appunto). Una trovata davvero geniale, ma non originale. L’autore della prima Pietà con tale particolare fu, infatti, quella di Lorenzo Salimbeni, ma questa è un’altra storia…
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