Quando si esce fuori dalla città Eterna è facile pensare che la sua provincia non offra granché, o che ci sino attrazioni meno interessanti da vedere, invece la provincia di Roma ha tantissimo da offrire a cominciare dai borghi dei Castelli Romani. Stiamo parlando di tante cittadine ricche di storia spesso connessa direttamente a Roma che offrono al turista meravigliose ville collegate a grandi famiglie romane o a pontefici (come Villa Aldobrandina e Mondragone a Frascati), antichi templi, santuari (come quello di Diana Nemorense a Nemi), abbazie (come quella di San Nilo a Grottaferrata) e borghi fortificati (come quello di Lanuvio), che ci mostrano una stratificazione bi-millenaria (se non precedente), la cui origine spesso è precedente alla fondazione della stessa Roma.
Di solito quando si visitano i Castelli Romani la prima impressione è quella di essere pervasi da un senso di calma e poter vivere la città in modo più rilassato, grazie alla tranquillità e alla frescura che caratterizzano la zona, a partire dall’atmosfera informale dei numerosi luoghi come fraschette e cantine, che presentano spesso elementi con un forte richiamo storico-culturale a questi borghi.
Il nostro giro potrebbe iniziare dalla città più vicina alla capitale, Frascati. Una città che già dal nome ci riporta ad una delle location tipiche del nostro tour legato all’arte, al cibo e all’artigianato dei Castelli Romani, le Fraschette. Le fraschette sono locali caratteristici delle città dei Castelli Romani dove si è soliti degustare alla mescita il vino novello, eventualmente accompagnato da cibi genuini e salati per favorire la degustazione del vino.
Sembrerà strano ma originariamente i cibi che venivano offerti dal proprietario di queste fraschette erano semplicemente uova e pane, quindi buona parte degli avventori quando si fermavano in queste fraschette erano già muniti di pasto, spesso raccolti in fagotti di canapa; per questa ragione originariamente venivano chiamati “fagottari” coloro che in un locale pubblico usavano consumare cibi portati da casa. La fraschetta originariamente nasceva per l’iniziativa di un piccolo viticultore che offriva per un limitato periodo di tempo il suo vino, segnalandolo la sua disponibilità con delle frasche appese all’esterno di un semplice locale, in modo che gli eventuali avventori potevano essere attratti da questo segnale e quindi acquistare il vino novello. Le fraschette nascono nel periodo medioevale, ma per certi versi e in altre forme si possono trovare delle analogie anche nell’antica Roma, quando i contadini delle campagne romane in viaggio verso la capitale per vendere i propri prodotti necessitavano di punti occasionali di ristoro durante il tragitto.
Le fraschette sono locali alla buona o semplici ripari di fortuna, legati a doppio filo alla storia della città di Frascati. La leggenda vuole che la città di Frascati prenda questo nome in epoca medioevale quando i boscaioli dell’allora Tusculum furono costretti a costruire e a vivere in capanne di frasche o ripari di fortuna dopo la distruzione dalla loro città verso la fine del XII secolo. L’arredamento delle fraschette era ed è spesso all’insegna della semplicità: le botti di vino dominano l’ambiente, anche perché questi locali sono solitamente ricavati da cantine o parte di esse; sedie o talvolta panche con pochi tavoli sono sparsi nella stanza a volte di fronte a botti, mentre le pareti hanno scarni ornamenti, spesso in mostra le attrezzature tipiche per la realizzazione del vino. In fondo al locale, ad un livello interrato, generalmente si trova la cantina, dove i gestori conservano il vino. Quello che sicuramente differenziava le fraschette dalle normali osterie, almeno in origine, era il fatto che le fraschette fossero sprovviste di cucina e quindi fosse impossibile offrire prodotti cucinati.
Oggi buona parte delle fraschette dei Castelli Romani si sono trasformate per soddisfare le richieste di un turismo sempre più esigente, ed é quindi possibile trovare banchi vendita talvolta all’interno delle antiche fraschette, dove poter acquistare generi alimentari di vario tipo, tutti rigorosamente tipici e a km 0.
Tra gli elementi che invece non si sono persi ne trasformati c’è sicuramente l’ospitalità di questi locali alla vecchia maniera dove ancora si può degustare il vino sciolto, venduto in caraffe di varie dimensioni. Pochi sanno che nella tradizione romana ogni caraffa ha un suo nome o nomignolo: la caraffa da 2 litri viene chiamata “Boccale” o “Barzilai“, che richiama il nome di politico romano di fine 800 che per farsi votare offriva grandi quantità di vino ai suoi possibili elettori; la caraffa da un litro si chiama “Mezzo Boccale” o “Tubbo“; poi c’è la caraffa da mezzo litro detta “Fojetta” e quella da un quarto, semplicemente chiamata “Quartino” ma anche sospiro, dato che praticamente è poco più grande di un bicchiere.
Un vino tipico che è possibile degustare alle fraschette dei Castelli Romani è sicuramente la “Romanella“, un vino rosso leggermente frizzante e beverino che può accompagnare piatti e prodotti tipici come la porchetta ma anche salumi, formaggi freschi, stagionati e antipasti vari, quali olive, sottolio e sottaceti.
Altro prodotto tipico di Frascati oltre al vino e alle fraschette è la Pupapazza Frascatana, un dolce tradizionale di Frascati e riconosciuto prodotto agroalimentare tradizionale laziale. Si tratta di un biscotto fatto con farina 00, olio extravergine d’oliva, miele millefiori dall’Agro pontino, aroma d’arancio, la caratteristica di questo dolce che raffigura una donna con tre mammelle (due per il latte e uno per il vino) e con occhi e bocca talvolta realizzati con semi d’orzo. La leggenda legata a questo prodotto tipico è che la Pupapazza Frascatana rappresenti una mammana, cioè una balia che teneva a custodia i bambini delle donne impegnate nella vendemmia. Questa balia era in grado di ammansire e placare anche i bambini più agitati e capricciosi, narra la leggenda, allattandoli con un seno finto da cui usciva del buon vino di Frascati.
L’elemento del vino ricorre spesso in questo territorio tanto da caratterizzare la storia di un altro suggestivo borgo non molto distante da Frascati, la città di Marino. A Marino il vino dei Castelli Romani viene fatto sgorgare da una fontana, la Fontana dei Mori che si trova al centro del paese. L’idea di far sgorgare il vino dalle fontane di Marino fu ripresa da Leone Ciprelli dall’antica pratica di usare le statue e le fontane per versare il vino durante le feste del casato dei Colonna, aristocratici famosi per i loro eccessi e lo sfarzo delle loro feste. La famiglia Colonna è ollegata alla città di Marino e alla festa del vino per un fatto storico molto importante, la vittoria della Battaglia di Lepanto. Domenica 7 ottobre del 1571, nel mare greco del Golfo di Lepanto, si scontrarono la flotta cristiana della Santa Lega nella quale Marcantonio Colonna fu luogotenente, contro quella moresca. La sconfitta di quest’ultima pose fine al dominio degli ottomani nel Mar Mediterraneo, e cominciò a frenare la loro avanzata in Europa. L’evento si celebra ancora oggi e ogni anno il 7 di ottobre, con vendemmia e vino in primo piano.
Non molto distante da Marino troviamo un altro luogo caratteristico e famoso per i suoi prodotti enogastronomici, ma anche per un festa molto particolare che abbiamo già trattato in un precedente articolo del nostro blog: la città di Genzano, con il suo pane artigianale e la famosissima Infiorata. Genzano è un po’ più lontana da Roma, praticamente ai confini della sua provincia. Per degustare del vino o un prodotto tipico dei Castelli Romani come la porchetta è d’obbligo accompagnare il tutto con una bella fetta di Pane Casareccio di Genzano. Il famosissimo e buonissimo Pane Casareccio di Genzano (IGP) è un prodotto di panetteria ottenuto da farina di ottima qualità di tipo 0 o 00, lievito naturale, sale, acqua e cruschello di grano.
Il Pane Casareccio di Genzano, anche in questo caso, si collega alla tradizione rurale da sempre legata a questo territorio. Storicamente il pane ai Castelli Romani veniva lavorato e cotto in speciali forni a legna chiamati socci. Una volta inserite in forno le pagnotte, le lavoratrici lasciavano impressi sulla superficie del prodotto segni particolari e ben riconoscibili, per distinguere i propri pani da quelli delle altre donne. Ancora oggi come secoli fa è possibile in alcune parti di questo caratteristico borgo essere invasi da un particolare profumo di frumento misto a quello di legno di castagno, con cui erano alimentati i forni.
Altro elemento caratteristico che si collega a Genzano è l’Infiorata di Genzano, organizzata ogni anno a giugno in occasione del Corpus Domini. L’Infiorata di Genzano è una scenografica manifestazione che si svolge nella cittadina di Genzano, caratterizzata dall’allestimento di un tappeto floreale lungo il percorso della processione religiosa del Corpus Domini che ogni anno viene svolta lungo la centralissima Via Italo Berardi. La strada in questa occasione viene interamente ricoperta da un tappeto floreale che ricopre una superficie di 1890 mq, composto generalmente da tredici quadri ricavati da decorazioni floreali di larga scala, oltre alla decorazione della scalinata che porta alla Chiesa di Santa Maria della Cima posta in cima alla salita.
Ognuna delle decorazioni floreali dell’Infiorata di Genzano misura 7metri x 114 metri e i soggetti, scelti da una apposita Commissione che presiede anche se all’organizzazione della manifestazione, sono generalmente di argomento religioso o civile, riproduzioni di note opere d’arte, o motivi geometrici. Per comporre i tredici quadri dell’Infiorata di Genzano occorrono circa 500 quintali di petali di fiori o essenze vegetali ricollegabili a circa 20 varietà di fiori. La protezione, ai lati, è attuata per mezzo di colonnine ricoperte di mortella e collegate da festoni sempre di mortella.
Molto interessanti sono le fasi precedenti e successive alla festa, ad esempio la fase che precede la festa è caratterizzata da una lunga preparazione chiamata spelluccamento, dove i petali vengono staccati dalle corolle prima di essere posizionati nei vari riquadri realizzati la sera prima con un apposito disegno sulla strada, prima con il gesso e poi con la calce. I contorni dei quadri vengono riprodotti anche mediante cartoni traforati (tecnica dello spolvero) il tutto per delineare le figure e i vari colori. Questo processo viene realizzato lo stesso giorno della festa o la notte precedente a causa della deperibilità del materiale con cui viene creato l’enorme tappeto floreale. Altra fase molto suggestiva a chiusura della festa è il cosiddetto spallamento, dove il tappeto floreale viene distrutto da una corsa all’impazzata di tanti bambini che chiudono cosi questa celebre festa e la tradizione dell’Infiorata di Genzano.
Non distante da Genzano è possibile visitare il borgo forse più caratteristico e pittoresco dei Castelli Romani, la piccola città di Nemi. Questo piccolo e suggestivo borgo è famoso soprattutto per un prodotto tipico, le fragoline di bosco che qui crescono spontanee, visto il clima praticamente montano di questa zona dei Castelli Romani. Ogni anno, la prima domenica di giugno, va in scena nel borgo di Nemi la Sagra delle Fragole (e delle fragoline di bosco), un evento che si ripete fin dal 1922. La preparazione della sagra è più o meno simile alla quella dell’Infiorata di Genzano; il borgo di Nemi si riempie di fiori, e i turisti possono assaggiare gratuitamente i frutti coltivati lungo le rive del lago di Nemi, il tutto tra rievocazioni storiche e balli folcloristici. Il momento più importante dell’evento è la sfilata delle Fragolare, ragazze del borgo che per l’occasione indossano l’antico costume della tradizione (gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella di pizzo in testa).
C’è una suggestiva leggenda collegata alle fragoline di bosco di Nemi. Secondo la leggenda, le prime fragoline di bosco nacquero a Nemi dalle lacrime versate da Venere per la morte di Adone, che poi si trasformarono in cuori rossi. Ancora oggi le fragoline di bosco di Nemi sono collegate ad antiche credenze popolari che le associano a poteri, come quello di allontanare i serpenti presenti nei boschi. Le fragoline di bosco di Nemi vengono oggi utilizzate per diversi tipi di prodotti locali tipici come dolci, tortine, confetture, il famoso liquore fragolino e persino per la produzione di birra.
Queste sono solo alcuni dei principali luoghi ed esperienze che potrete vivere ai Castelli Romani, senza dimenticare l’esplorazione delle immancabili botteghe artigiane specializzate in vari settori, dove potrete scoprire i segreti e le tradizioni della viticultura o della preparazione della porchetta artigianale, o ancora visitare artigiani specializzati nella realizzazione di opere d’arte floreali.
Contattatemi per prenotare un tour di arte cibo e artigianato ai Castelli Romani.