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Il blog di Fabio Salemme su RomaGuideTour.it

Alla scoperta dei Criptoportici di Villa Adriana a Tivoli

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Vi abbiamo già  parlato in diverse occasioni di Villa Adriana, uno dei siti archeologici più iconici e importanti d’Italia, sito patrimonio dell’umanità UNESCO dal 1999, ed una delle meraviglie architettoniche più impressionanti dell’antica Roma.

Situata nella città di Tivoli, a pochi chilometri da Roma, Villa Adriana fu costruita dall’imperatore romano Adriano tra il 118 e il 134 d.C. come grandiosa dimostrazione del potere e della ricchezza imperiali. La villa era stata progettata per essere la perfetta rappresentazione della visione di Adriano per un lussuoso rifugio dalla sua vita di corte.

Villa Adriana non è solo un importante sito archeologico ma anche un eccellente esempio di architettura antica che ha avuto una grande influenza sull’architettura moderna. E’una tappa obbligata per chiunque sia interessato alla storia o all’arte. Villa Adriana dispone inoltre di tecniche ingegneristiche innovative come sistemi idraulici e sistemi di riscaldamento avanzati. La sua bellezza è stata preservata nel corso dei secoli, rendendolo oggi uno dei siti più visitati in Italia.

La villa è una struttura complessa con molti stili architettonici diversi provenienti da tutto il mondo, inclusi elementi tradizionali romani come colonne, archi e volte combinati con influenze greche come statue e fontane, ed altri elementi di architettura egizia. Villa Adriana si estende su una superficie di 250 ettari ed è un complesso di oltre 30 edifici collegati da criptoportici (tunnel sotterranei); anche i giardini di Villa Adriana sono rinomati per la loro bellezza e dimensione.

La residenza dell’imperatore Adriano comprendeva un acquedotto, due teatri, biblioteche, numerosi templi, terme, fontane, oltre alla già  citata rete di criptoportici che, grazie ad un’intricata rete di percorsi e gallerie sotterranee, venivano utilizzati per connettere i diversi blocchi della struttura di Villa Adriana, oltre che come magazzini e occasionalmente per cerimonie religiose.

Ma cosa sono esattamente i criptoportici? In epoca romana con il termine di crypta si indicava un sistema di gallerie e corridoi spesso sotterranei, che a volte includevano anche strade carrabili. Già  l’autore latino Seneca citava le crypta quando ci riferisce che con l’Imperatore Claudio la città  di Pozzuoli fu unita a Napoli grazie a una via sotterranea, chiamandola Crypta Neapolitana.

Nel nostro ultimo articolo, dedicato alla Tomba della Vestale Cossinia il cui parco archeologico è situato su una riva del fiume Aniene, in città  a Tivoli, vi abbiamo parlato della recente scoperta di nuovi criptoportici, vicini alla tomba della più famosa sacerdotessa dell’Ordine delle Vestali, ma appartenente ai resti della vicina villa patrizia di Valerio Massimo. Vi riproponiamo la visione del video condiviso nel nostro precedente articolo, che mostra in dettaglio la nuova scoperta archeologica tiburtina. Vi ricordiamo che, sempre a Tivoli, ci sono dei criptoportici anche a Villa Gregoriana.

I primi studi delle architetture di Villa Adriana furono avviati dall’architetto Pirro Ligorio per conto del Cardinale Ippolito II D’Este, che a Tivoli si fece costruire Villa d’Este, e in quell’occasione furono ispezionati alcuni dei criptoportici. Seguirono gli studi dell’architetto Francesco Contini nel 1600, che per primo studiò le gallerie sotterranee di Villa Adriana intuendone la loro importanza fondamentale per la riuscita di tutto il complesso adrianeo. Studi successivi furono condotti dagli studiosi Rossini, Canina e Piranesi.

I criptoportici della Villa Adriana potrebbero essere divisi in categorie in base alle loro caratteristiche. Nella prima categoria rientrano tutti quei percorsi sotterranei carrabili e pedonali che si sviluppavano sia all’aperto che in galleria. Esse formano un sistema di arterie indispensabili per la vita di tutta l’area archeologica. La parte periferica della villa è sottolineata da una vecchia via repubblicana poi riutilizzata ai tempi dell’Imperatore; questa antica strada presenta il selciato di basoli con solchi lasciati dalle ruote dei carri, che da qui transitavano passando sotto l’area del cosidetto Tempio di Venere, proseguendo poi verso la zona delle codidette Biblioteche. e spingendosi infine verso la Terrazza di Tempe.

Da qui la strada proseguiva dirigendosi verso la Piazza d’Oro e quindi verso la cosidetta Valle degli Inferi. Dopo aver lambito queste zone il percorso concludeva in una serie di gallerie a quattro bracci scavate nel banco di tufo e disposte a formare un trapezio. I lati maggiori misurano rispettivamente 304 metri e 296 metri, con una larghezza media di 5 metri.

Questo impressionante sistema sotterraneo chiamato Grande Trapezio era una sorta di parcheggio sotterraneo, luogo di sosta e scarico delle merci e dove gli animali da soma insieme ai carri entravano all’alba, qui riposavano e si rifocillavano, per poi uscire all’ora del tramonto, in modo che durante il giorno la strada potesse essere utilizzata da chi arrivava in Villa e dovesse raggiungere l’importante area della Piazza d’Oro e gli edifici limitrofi.

All’interno di questo impressionante sistema di gallerie dobbiamo anche immaginare l’esistenza di una grande stalla fornita di 131 mangiatoie, mentre l’esistenza di una canaletta di scolo fa supporre che essa venisse utilizzata per i liquami. La presenza della mangiatoia è supportata dall’esistenza di una serie di incassi quadrati dove erano sistemate le travi per la mangiatoia.

Un’altra grande via pedonale interna ai percorsi di Villa Adriana costeggiava la cosiddette Cento Camerelle, edificio di servizio che poteva alloggiare fino a 500 persone. Questa strada arrivava dalla Via Tiburtina, costeggiava le Cento Camerelle e poi passava sotto il Vestibolo, l’entrata della Villa, e dunque raggiungeva le Grandi Terme e le Piccole Terme.

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Gli ambulacri sono il secondo gruppo di criptoportici di Villa Adriana. A questa seconda categoria di percorsi sotterranei rientrano le gallerie sotterranee che venivano utilizzate per le passeggiate durante la stagione calda, quindi avevano una funzione nobile. Una di queste si trova al di sotto della cosiddetta Peschiera che fa parte del Palazzo Invernale, dove ci sono quattro gallerie illuminate da finestre dette “a gola di lupo” e con una volta a botte. I percorsi nobili con funzione di ambulacro erano intonacati e dipinti con colori chiari. Probabilmente nei ambulacri di Villa Adriana dovevano esserci anche dei seggi mobili dove poter sostare e godere della frescura. Nulla comunque vieta di pensare che questi ambulacri venissero utilizzati anche in inverno durante le giornate fredde.

Un altro criptoportico di Villa Adriana con funzione di ambulacro viene a trovarsi nelle Grandi Terme, alle spalle della Palestra. Questo ambulacro era tutto rivestito in marmo, mentre la volta a botte era intonacata e dipinta. Un altro criptoportico a 4 bracci viene a trovarsi nell’area palaziale, quella più antica risalente al periodo repubblicano. Questo ambulacro era molto più buio rispetto agli altri, avendo finestre ridotte di dimensione, e quasi sicuramente in epoca adrianea fu sostituito da quello che si trova al di sotto della Peschiera, mentre questo criptoportico venne quasi sicuramente trasformato in un magazzino per le derrate alimentari.

Nel cosiddetto Terzo Gruppo di criptoportici di Villa Adriana rientrano tutti quei passaggi coperti utilizzati per mettere in comunicazione due o più edifici. Uno di questi criptoportici connette il Teatro Marittimo e il cosiddetto Stadio, mentre un altro criptoportico di questo tipo collega la Sala dei Pilastri Dorici con l’area della Piazza d’Oro.

A Villa Adriana si riscontra anche un IV Gruppo di criptoportici, in cui rientrano tutti quei passaggi sotterranei che erano utilizzati agli scopi più diversi: magazzini, cisterne o depositi per la neve. Il criptoportico di epoca repubblicana in una seconda fase edilizia, quella di epoca imperiale, doveva avere senza ombra di dubbio questo utilizzo. In alcuni casi alcuni di questi criptoportici dovevano fungere anche da legnaia, come nel caso dei criptoportici che si trovano al di sotto delle Terme.

Alcuni criptoportici di Villa Adriana venivano utilizzati come cisterne ed avevano un intonaco idraulico per dare garanzia d’impermeabilità, che funzionava anche come coibente termico. Molti di questi criptoportici avevano sulle pareti nicchie scavate nella muratura, per illuminare i percorsi sotterrani con lucerne. Alcuni storici ipotizzano anche che questi di questi criptoportici potessero essere concepiti anche come potenziale via di fuga per l’Imperatore Adriano in caso di attacchi esterni.

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Crediti fotografici: le immagini di questo articolo provengono dai siti web del Parco Archeologico di Villa Adriana, della Sovraintendenza ai beni Culturali, e da WikiMedia.

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