Abbiamo parlato di recente dei miti del Colosseo così come dei sotterranei del Colosseo, ed oggi continueremo a parlare dell’Anfiteatro Flavio per capire come funzionava la macchina scenografica che permetteva la realizzazione di eventi imponenti al Colosseo.
Sicuramente gli elementi che caratterizzavano e rendevano possibili questi entusiasmanti spettacoli erano passerelle e montacarichi. Originariamente negli ipogei del Colosseo furono istallati ben 28 montacarichi, posti lungo il perimetro dell’arena. Si trattava di strutture invisibili agli spettatori ma che all’improvviso potevano proiettare sulla scena animali delle specie più varie, per vivacizzare gli spettacoli di caccia o per eseguire le condanne a morte (damnatio ad bestias). Tutto questo ci può suggerire una regia capace di programmare aperture simultanee in diversi punti dell’arena, in modo da spostare l’attenzione del pubblico del Colosseo da una parte all’altra del palcoscenico.
Tra le varie strutture ingegnose che si potevano trovare nei sotterranei del Colosseo c’erano anche venti piattaforme poste al centro del sotterraneo dell’Anfiteatro Flavio, che venivano azionate per innalzare grandi scenografie sul piano dell’arena rendendo il tutto quanto più veritiero possibile ma anche appassionate e coinvolgente. Tale struttura durò solo fino al 217, quando un terribile incendio distrusse buona parte delle strutture e nel seguente rifacimento si pensò di posizionare i montacarichi per gli animali solo nei corridoi centrali abbandonando quelli laterali.
Oggi queste strutture, originariamente realizzate con materiali deperibili, sono andate quasi totalmente perdute ma è stato comunque possibile ricreare un montacarichi originale in base alle fonti storiche, e alle tracce rimaste nelle strutture murarie, come le scanalature verticali ricavate nel tufo. Questa struttura si componeva di due elementi in legno, che avevano due funzioni diverse: la gabbia e il sistema di sollevamento ad argano. Il palo centrale dell’argano girava sul proprio asse per raccogliere le corde che sollevavano la gabbia verso l’alto. Elementi come cuscinetti a sfera, pulegge, funi in canapa, argani e paranchi, infatti, moltiplicavano la forza dell’argano e permettevano di alzare la cabina con dentro gli animali, sollevando un peso che poteva raggiungere i 300 chili o forse superarlo.
Questi dispositivi funzionavano a trazione umana e per raggiungere il piano dell’arena, circa 7 metri più in alto, occorrevano circa 15 giri di argano. Gli uomini che assicuravano la forza motrice lavoravano su due piani sovrapposti: 4 sotto e 4 sopra. Dunque, considerando che originariamente i montacarichi erano 28, ed erano necessarie almeno 224 persone per la manovra contemporanea di tutti i montacarichi e piattaforme all’interno del Colosseo. La risalita della gabbia provocava simultaneamente, mediante la tensione di un sistema di funi, l’apertura di una botola sul piano dell’arena. Quando la gabbia arrivava a fine corsa si apriva su un lato un’uscita seguita da una passerella inclinata che portava direttamente sul piano dell’arena e che l’animale individuava come una via d’uscita.
Possiamo solo immaginare le condizioni di questi animali esotici catturati in posti lontani, magari sopravvissuti a lunghi viaggi in mare per poi essere lasciati a digiuno per giorni magari incattiviti prima di uno spettacolo il tutto con lo scopo di compiacere e divertire il pubblico. Stiamo parlando di diverse specie di animali come leoni o altri grossi felini, orsi, struzzi, cinghiali, cervi e lupi, i cui resti sono stati rinvenuti negli ipogei del Colosseo e sono oggi esposti nelle vetrine al piano superiore del Colosseo.
Oltre ai montacarichi, come abbiamo già accennato, c’erano anche diverse piattaforme, circa venti piattaforme mobili di circa 5 metri per 4, ricavate nel piano ligneo dell’arena del Colosseo. Queste piattaforme potevano essere sganciate e calate lentamente lungo degli incastri ricavati nei muri del corridoio, le cui tracce si possono vedere ancora oggi. Quando queste piattaforme raggiungevano il fondo del corridoio si montavano le scenografie, e successivamente erano sollevate nuovamente fino al piano dell’arena, apparendo anche in questo caso improvvisamente alla vista degli spettatori. Tale sistema garantiva a ogni movimentazione di questi piani un grande effetto sorpresa destando sempre molto stupore.
Il funzionamento di tali piattaforme era simile a quello dei montacarichi; infatti, anche in questo caso queste strutture venivano sollevate tramite un sistema di funi che si attorcigliavano attorno al palo verticale di argani azionati dal personale che lavorava nei sotterranei del Colosseo. Queste scenografie (come gli animali) erano trasportate dall’esterno dell’edificio fino alla base delle piattaforme, attraverso dei lunghi corridoi (detti criptoportici) che erano collegati ai sotterranei dell’anfiteatro. Infatti, abbiamo già accennato nei precedenti articoli sul Colosseo e i suoi sotterranei, buona parte di questi allestimenti scenici erano realizzati e custoditi, in un primo tempo, nel vestibolo della Domus Aurea, situato accanto al Colosseo e riadattato a magazzino per i materiali degli spettacoli. Ancora oggi, a quasi 2000 anni dall’inaugurazione del Colosseo, è possibile vedere diversi segni lasciati da queste strutture come quelli che ci indicano la presenza di binari in legno, adibiti probabilmente al trasporto delle scenografie. Questi elementi erano composti anche da bassi muretti e in blocchi in tufo a forma di U capovolta che probabilmente erano posti a sostegno di camminamenti di servizio sui quali lavoravano gli addetti all’assemblaggio e alla composizione delle scenografie.
I sotterranei del Colosseo hanno subito grandi cambiamenti nel corso dei secoli, e tra questi quello più rivoluzionario è stato a seguito di un terribile incendio che divampò nell’anfiteatro nel 217 e che distrusse le strutture in legno dell’attico, il piano dell’arena e tutte le strutture di legno nei sotterranei. I danni furono talmente estesi che l’anfiteatro venne chiuso fino al 222 d.c. Al termine degli interventi di restauro e ricostruzione, verrà ideato un sistema di sollevamento completamente nuovo, con ben 60 montacarichi collocati questa volta nei corridoi centrali. La macchina per gli spettacoli, quindi diventò al tempo stesso più imponente e più funzionale: i punti di sollevamento vennero distribuiti in modo più diffuso, grazie anche all’uso di ascensori di dimensioni più contenute rispetto ai precedenti, azionati simultaneamente da un unico argano, potevano sollevare uomini e animali di piccola e media taglia.
Il nuovo sistema in uso ridusse anche la corsa degli ascensori che non partiva più dal pavimento degli ipogei, ma dal livello di un camminamento in legno sopraelevato di oltre tre metri e lasciava schiavi e maestranze liberi di muoversi e sfruttare tutto lo spazio disponibile al livello inferiore dei corridoi. Sicuramente una situazione migliore della precedente, dove regnava la semioscurità e l’aria era sporcata dal fumo acre di torce, candele e dalla puzza degli animali selvatici chiusi in anguste gabbie.
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