Ci riprovano sempre nel IX sec., ma papa Leone IV si allea con le città non bizantine (Amalfi, Napoli e Gaeta) e, alla testa dell’esercito, sconfigge i saraceni nella famosa Battaglia di Ostia, battaglia così importante da venire rappresentata da Raffaello in una delle Stanze di Raffaello ai Musei Vaticani, la “Stanza dell’incendio di borgo”. Gli attacchi dei saraceni continueranno fino a che Papa Gregorio IV deciderà di fondare Gregoriopoli, Ostia Nuova (oggi Ostia Antica).
Il borgo fortificato di Ostia sarà costruito sopra una necropoli; ci troviamo infatti lungo la Via Ostiense, una delle vie consolari e quindi uno dei luoghi dove sorgevano le necropoli. Il luogo scelto per la costruzione della nuova città di Ostia è sicuramente un luogo importante; infatti, sarà la sepoltura di Sant’Aurea e anche di Santa Monica, la mamma di Sant’Agostino. Santa Monica si trovava infatti ad Ostia per imbarcarsi con Sant’Agostino (che era vescovo a Ippona, vicino Cartagine); non riuscì ad imbarcare, si ammalò di malaria e morì proprio a Ostia, dove viene sepolta. La salma verrà successivamente traslata nella Chiesa di Sant’Agostino a Roma, intorno al 1405-1406.
Il borgo di Ostia manterrà gli assi viari della necropoli, inglobando una parte dell’acquedotto di Ostia antica, anche se oggi non sono percepibili resti dell’acquedotto. Quello che vediamo oggi è infatti frutto di un intervento del 1400 da parte di Papa Sisto IV della Rovere (1471-84) per quanto riguarda il cortile su cui affacciano gli appartamenti papali, e del cardinale Guillaume d’Estouteville (1461-83) che fa realizzare le case a schiera, sfalsate per lasciare spazio davanti alla Chiesa di Sant’Aurea, fondamentale per assicurare la vita sociale nel borgo.
Un altro intervento cruciale per il borgo di Ostia sarà la costruzione del castello del borgo di Ostia, realizzato dal nipote di Papa Sisto IV, Giuliano della Rovere, futuro Papa Giulio II. Giulio II fa costruire il castello, non da Giuliano da Sangallo come si è a lungo ritenuto da fonti precedenti, ma da Baccio Pontelli, la cui firma sull’architrave è ancora oggi ben visibile: BACCIO PONTELLI FLORENTINO ARCHITECTO [FECIT]. Firma che era cosa rarissima per gli artisti del mondo antico e moderno fino al 1800.
Nel castello del borgo di Ostia Antica è possibile trovare elementi caratteristici dell’architettura militare di Francesco di Giorgio Martini, altro grande architetto rinascimentale specializzato soprattutto in architettura militare, che lavorava a Urbino per il Duca di Montefeltro con Francesco di Giorgio Martini. Baccio Pontelli inoltre lavorerà per la fortezza di Civitavecchia sempre per Giulio II, quindi era uno dei suoi architetti preferiti.
Il castello del borgo di Ostia Antica rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura militare in Italia, perché è il primo a dotarsi di una struttura di contrasto alle allora moderne armi di offesa, come la polvere da sparo e il cannone, e segna il passaggio dall’architettura militare medievale a quella rinascimentale.
La perdita d’importanza del castello e la zona paludosa, malarica e non facilmente coltivabile di Ostia Antica diventerà quindi un luogo frequentato da miserabili e briganti. Nel 1800, con Papa Pio VII, inizieranno i primi scavi archeologici di Ostia Antica e saranno i detenuti della Fortezza di Civitavecchia che, in turni da tre mesi, venivano portati qui a scavare, con la divisa a righe e la palla al piede. I detenuti saranno impiegati anche per scavare il Foro Romano, il Palatino ed altri siti che oggi rappresentano il fiore all’occhiello del patrimonio mondiale. Nel contesto dei lavori forzati dei detenuti, il castello di Ostia Antica verrà utilizzato come alloggio dei prigionieri, segno di una decadenza assoluta della nobiltà del castello.
Il castello di Ostia Antica sarà successivamente restaurato da Italo Gismondi, che però commette alcuni errori come quello di realizzare sugli spalti un falso storico: anziché le troniere che servivano per far scivolare la polvere da sparo e i proiettili, Gismondi fa realizzare i merli guelfi, che però non c’entrano nulla con l’architettura militare rinascimentale.
Una parte del cortile del castello di Ostia Antica è occupata dagli appartamenti pontifici, realizzati da Alessandro VI Borgia, e successivamente utilizzati anche da Papa Giulio II.
La parte bassa del castello di Ostia è caratterizzata dalle casematte, ossia le stanze da cui si sparava, che sono lungo tutto il perimetro del castello. Gli ambienti delle casematte sono piuttosto angusti, caratterizzati da uno sfiatatoio minuscolo del tipo chiave di toppa rovescia, da cui si cannoneggiava oppure si sparava con la colubrina. Nella credenza popolare si pensa che il nome casamatta fosse legato al fatto che i soldati impazzivano nelle “case matte“, ma in realtà questo nome ha una derivazione tedesca.
Non molto distante dalle casematte c’è l’ambiente della stufa, uno dei tre elementi dell’architettura realizzata da Francesco di Giorgio Martini, presente anche nella fortezza del Duca di Montefeltro. Nel locale della stufa veniva stivata e conservata la legna, e c’era un grande pentolone di rame o metallo che scaldava l’acqua, facendo propagare il vapore caldo. La stufa veniva utilizzata per i rari soggiorni di Papa Giulio II, ma soprattutto per il comfort dei personaggi di corte.
Negli ambienti della stufa poteva essere presente anche una sauna che sfruttava il vapore caldo, come in un classico balneum romano. Quello del castello di Ostia è proprio ripreso da un balneum romano, ma si chiama stufa perché, in età post-classica, questo tipo di vasche venivano chiamate così, secondo un’etimologia proveniente dai Paesi Bassi. Un altro esempio famoso di stufa all’interno di un castello è quella di Papa Clemente VII a Castel Sant’Angelo.
Proseguendo nel percorso interno al castello di Ostia incontriamo una meravigliosa scala scavata nella roccia. La scala porta sugli spalti ed è sprovvista di balaustra per non costituire intralcio agli armigeri che vi dovevano salire velocemente con cavalli e animali da soma. Su questa scala si affacciano altri ambienti molto belli come alcune celle di detenzione, un camino, una stanza per le guarnigioni da cui veniva calata una saracinesca che rendeva imprendibile questo castello. I cordoli sono tutti marmi romani provenienti da Ostia antica; marmi africani colorati e bellissimi, i famosi marmi misti che venivano rubati e portati via da Ostia.
Le celle per i detenuti del castello di Ostia erano spesso piccole e affollate, ed ancora oggi mostrano graffiti con disegni di barche o imbarcazioni che davano l’idea della libertà, o segni per contare i giorni che li dividevano dalla libertà. I detenuti avevano anche un piccolo obolo con cui potevano comprare, più che altro, del vino.
Un’altra grande struttura era il forno, che serviva sicuramente per sostenere un potenziale lungo assedio, anche se non ce ne fu mai l’occasione. A proposito di strutture difensive da notare il torrione realizzato da Martino V, papa predecessore di Sisto IV; l’impianto non era un granché, anche se era collegato ad un sistema di torri semaforiche lungo la costa e alla riscossione dei dazi doganali.
Quando il Tevere cambierà il suo corso verso la metà del 500 si formerà una palude e il dazio non si potrà più riscuotere dal castello di Ostia ma da Tor Boacciana, una torre medievale che sorge sui resti di un faro romano poco distante da qui, in Via della Scafa. Tor Boacciana viene descritta da Riccardo Cuor di Leone che durante la terza crociata passa da Ostia, descrive Tor Boacciana e, il giorno successivo, va a caccia in quella che oggi è la tenuta del Presidente della Repubblica di Castel Porziano o, secondo l’antica dicitura, Castel Porcigliano.
Da qui sono passati tutti, anche i Medici che, secondo le descrizioni di Poggio Bracciolini, hanno saccheggiato Ostia e Villa Adriana. Per questa ragione il torrione di Martino V viene inglobato da Giulio II nella struttura del castello di Ostia, già estremamente resistente. Dentro il castello di Ostia si poteva tranquillamente resistere all’assedio perché oltre al camino e al forno, c’erano un torchio e un pozzo da cui attingere l’acqua, e si potevano conservare derrate alimentari e armi.
Tra le altre strutture di difesa del castello di Ostia Antica c’è il Mastio di Giulio II; il torrione è molto elevato e quindi più facilmente bersagliabile, però ha una visuale a 360 gradi che permetteva di avvistare i nemici da ogni direzione. In questo ambiente è possibile ammirare una collezione musealizzata di ceramica post-classica, dal 1400 al 1600, con frammenti di piatti ritrovati sia nel fossato sia all’interno del borgo.
Nel castello troviamo decorazioni a grottesche, tipiche di Raffaello e della sua scuola (Peruzzi, Pinturicchio, Perin del Vaga tra gli altri); in questi riquadri Papa Giulio II, con il suo carattere forte e autoritario, si fa rappresentare come “Ercole” in varie scene: mentre lotta contro il centauro Nesso, mentre trasporta le cavalle dalla stalla di Auge, quando uccide il leone di Nemea e ne indossa la pelle con tanto di coda svolazzante, o mentre combatte contro Cerbero. Nei punti dove è cascato l’intonaco si vedono ancora i segni della preparazione, come segni di compasso o retta, e anche tutti i finti marmi tipici della decorazione romana (il cosiddetto primo stile pompeiano).
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