Vi abbiamo parlato in diverse occasione dei nostri tour esperenziali dedicati all’arte, cibo e artigianato, con focus su prodotti tipici gastronomici romani e tecniche artigianali ancora oggi utilizzate in laboratori di artisti, come l’incisione e il mosaico. Dato che abbiamo sempre più richiesta per i tour con i laboratori di mosaico, oggi vi parleremo della Tecnica del Mosaico, una tecnica molto diffusa nell’antica Roma ma anche nel medioevo. Ma andiamoci per gradi.
L’antica arte del mosaico nasce in Mesopotamia e verrà poi esportata in tutto il mondo. Si tratta di una tecnica di composizione pittorica ottenuta mediante l’utilizzo di frammenti di materiali di diversa natura e colore (pietre, vetro, conchiglie), che può essere decorata con oro e pietre preziose. C’è da dire che il mosaico nasce con intenti pratici più che estetici; l’argilla smaltata o i ciottoli venivano impiegati per ricoprire e proteggere i muri o i pavimenti fatti in terra battuta, i più antichi mosaici risalgono al 3.000 a.C. con decorazioni fatte a coni di argilla dalla base smaltata di diversi colori.
Successivamente, intorno al II millennio a.C., nell’area minoico-micenea, si iniziò ad usare il mosaico come alternativa all’uso dei tappeti, probabilmente l’escamotage di una pavimentazione a ciottoli dava maggiore resistenza al calpestio e rendeva il pavimento stesso impermeabile. Nel IV secolo a.C., si cominciano ad utilizzare cubetti di marmo, onice e pietre varie, che davano sicuramente una maggiore precisione rispetto ai ciottoli, fino ad arrivare, nel III secolo a.C., quando i cubetti di marmo verranno sostituiti a loro volta dalle tessere tagliate come le conosciamo oggi.
Inizialmente le maestranze esperte nella produzione di mosaici provenivano dalla Grecia e portavano con loro oltre alle tecniche di lavorazione un vero e proprio repertorio di soggetti, come un catalogo da cui attingere a seconda dei gusti; repertorio che inizialmente si collegava al mondo greco che imponeva il proprio stile e gusto. Successivamente, l’affermarsi di Roma nel mondo porterà il mosaico romano a diventare indipendente e a diffondersi in tutto l’Impero.
Tra i temi più popolari del mosaico di produzione romana sicuramente quelli figurativi. In seguito si svilupperanno altri temi come quelli legati alla mitologia classica o a scene di vita quotidiana, fino alla fine dell’impero con l’imporsi di tempi religiosi e cristiani che caratterizzeranno anche i nuovi stilemi nel periodo bizantino.
Nel medioevo ed in particolar modo nell’arte romanica il mosaico non ha ruolo dominante soprattutto per motivi economici, visto il costo di materiali e maestranze specializzate; probabilmente per tale motivo gli si preferisce l’affresco come decorazione parietale, mentre il mosaico viene ancora utilizzato per le superfici pavimentali e vive il suo apice tra il XI ed il XII secolo, soprattutto per lo sviluppo dello stile cosmatesco a Roma e in Italia centrale, che si differenzia dal mosaico soprattutto per una sempre più vasta produzione di piastrelle di ceramica verniciate, che sostituirà il mosaico pavimentale per il suo costo nettamente inferiore.
Nel Rinascimento (e nei secoli successivi) il mosaico non è più mezzo creativo autonomo ma diventa virtuosismo e spesso subordinato all’architettura e alla pittura. Probabilmente l’unico interesse è per l’apparente eternità del materiale musivo che rende immortale l’opera pittorica, e per tutto ciò che può evocare in particolar modo l’antica Roma e l’arte classica a cui il rinascimento si ispira.
Una rinascita dell’arte del mosaico si avrà soprattutto nel Novecento, in seguito alle esperienze di Impressionismo e e la nascita delle avanguardie, per il frazionamento del colore o per la semplificazione della forma alla netta scansione cromatica ma soprattutto grazie alla nascita del Liberty e dell’Art Deco, che lo risollevano dal ruolo di arte secondaria che aveva rivestito per secoli.
Tutti i mosaici hanno in comune tre elementi: una tecnica/materiale, un supporto e un collante. Per quanto riguarda tecniche e materiali, il mosaico può comporsi con diverse tecniche, ognuna con diversi pregi e difetti; tra le più popolari troviamo le tessere (dove spesso è presente anche la pasta di vetro che da effetti di trasparenza, o vetro soffiato con effetti più sfocati), i ciottoli, la ceramica smaltata (grande gamma di colori ma difficile conservazione soprattutto in ambienti esterni), e i blocchi di marmo (anche qui grande gamma di colori e resistenza ma molto pesante e quindi difficoltà nei trasporti). Non mancano mosaici con inserti in oro e argento: si inserisce uno strato d’oro o di argento in una tessera di vetro così lo strato è protetto e si ha un ottimo effetto di luminosità .
I supporti per mosaici, come le tecniche, sono molteplici: il supporto più diffuso è sicuramente il calcestruzzo (sabbia e cemento), dato il suo basso costo e la sua adattabilità a vari contesti. Si possono anche trovare altri supporti meno diffusi come: il legno (reso impermeabile grazie ad un trattamento chimico, o immergendolo in olio bollente), il vetro, le fibre di legno premute e fissate o il compensato.
Il collante per mosaici serve a fissare le tessere, e in questo caso troviamo molteplici metodi, dalle origini della storia del mosaico fino ai nostri giorni. Ad esempio i romani usavano fissare le tessere dei mosaici anche con la cera, che si è rivelata un ottimo collante (anche per i mosaici di Piazza Armerina in Sicilia), ma il collante per mosaici più utilizzato è certamente la malta: applicabile su tutte le superfici, a cui si può aggiungere calce per rallentare il tempo di presa. Oggi, si utilizzano anche adesivi a base di cemento, che sono concepiti in funzione del supporto, con vari tempi di presa, ma anche colla bianca e adesivo siliconico.
Per la stessa composizione del mosaico esistono metodi diversi: il metodo diretto e il metodo indiretto. Il metodo diretto consiste nell’effettuare un disegno a carboncino sul supporto ed applicare uno strato poco spesso di adesivo sulle zone da lavorare, disponendo inizialmente le tessere più grandi, quindi le più piccole procedendo dell’esterno verso l’interno. Si applica infine uno strato di cemento per le giunzioni tra le tessere, che poi si asporta dopo essiccazione.
Nel metodo indiretto si attaccano le tessere alla rovescia su un supporto provvisorio, per ottenere una superficie piana, dopodiché si incolla il tutto sul supporto definitivo, e si toglie il fondo provvisorio, spesso realizzato con carta Kraft. Questo tipo di carta è sensibile all’adesivo solubile in acqua e si deforma, le tessere incollate su queste convessità si troveranno poi nelle concavità una volta che si sarà attaccato l’insieme sul supporto definitivo.
Studiando i materiali usati nei mosaici, scopriamo che le pietre più usate sono sicuramente i calcari, calcite pura o mescolata a minerali, perché più facili da lavorare e con una vasta gamma di colori, anche se è preferibile utilizzarle in ambienti riparati, all’interno degli edifici, perché i colori possono alterarsi sotto l’azione degli agenti atmosferici; ad esempio, il nero diventa grigio e il rosso diventa giallo. I colori più difficili da reperire in natura e quindi più costosi sul mercato spesso venivano sostituiti con smalti, come per giallo e blu, oppure cuocendo l’argilla fino ad ottenere una vetrificazione di colore rosso. L’utilizzo del fuoco e del calore nella colorazione delle tessere dei mosaici poteva far ottenere sfumature di colore diverso e migliorare la loro conservazione nel tempo.
Infine è interessante studiare le varie fasi di approvvigionamento di questi materiali, si noterà come fino al I secolo d.C. si prediligevano materiali locali, solitamente calcari, tufo, selce sfruttando le risorse interne o più facili da reperire. In epoca imperiale e il venire a contatto con sempre più culture e popolazioni nel mondo antico si comincerà ad importare materiali pregiati sia per motivi estetici o per ostentare sfarzo, ma anche per seguire nuove mode sempre più esotiche.
E’ possibile collocare storicamente i diversi materiali utilizzati nei mosaici romani a seconda della loro provenienza. Quando ci troviamo di fronte a graniti, porfidi e alabastri parliamo di materiali provenienti dall’Egitto, mentre i marmi bianchi, verdi, rossi e neri provengono dalla Grecia, il marmo Palombino e Pavonazzetto dall’Asia ed infine marmo rosso di Castelpoggio o rosso antico e bianco di Carrara. Successivamente, con la caduta la caduta dell’Impero, si cominceranno ad utilizzare materiali pregiati ottenuti da spoliazioni di edifici già esistenti – almeno fino al XIX secolo, quando si cominceranno ad applicare le prime teorie del restauro conservativo.
Andiamo insieme a scoprire i meravigliosi mosaici ancora intatti con un tour nell’area archeologica di Ostia Antica, o quelli conservati a Palazzo Massimo nella mia visita guidata a Piazze, Palazzi e Fontane di Roma, oppure seguitemi in un altro dei miei tour e visite guidate a Roma e provincia. E perché no una esperienza di arte, cibo e artigianato con un laboratorio di mosaico? Contattatemi per info e prenotazioni.