Abbiamo già parlato del Colosseo e dei suoi spettacoli nel nostro ultimo articolo e in altri precedenti, ad esempio a proposito della professione degli aurighi, o a riguardo delle leggende su Benvenuto Cellini e gli spiriti del Colosseo. Ma come funzionava l’organizzazione di questi giochi “colossali”? Immaginiamo di essere sotto il piano dell’arena del Colosseo calati nel buio più oscuro, tra gli odori acri di uomini e animali, avvolti dal fumo delle torce usate per rischiarare, mentre la macchina scenica si preparava a fare la sua apparizione.
Ci troviamo nel lungo corridoio che attraversa l’asse maggiore dell’Anfiteatro Flavio, da est a ovest, dove ancora oggi si può sentire il suono dell’acqua che scorre sotto i nostri piedi; si tratta di un piccolo corso d’acqua (chiamato Fosso Labicano) che passa sotto il Colosseo per sfociare direttamente nel fiume Tevere.
I sotterranei del Colosseo furono, per un breve periodo, inondati d’acqua. Per farlo, i Flavi riutilizzarono una parte dell’acquedotto Claudio posto sul colle Celio (il cosiddetto ramo neroniano), permettendo una straordinaria rapidità di allagamento (più di 500 litri al secondo). Il sistema fu messo alla prova già a partire dall’inaugurazione dell’anfiteatro, nell’anno 80, quando è, stando alle fonti, tra gli spettacoli più attesi e invocati dal pubblico c’erano le naumachie, cioè le battaglie navali.
Un’altra caratteristica di questo lungo corridoio era il continuo movimento di uomini e mezzi che animavano, mediante una complessa scenografia, gli spettacoli all’interno dell’Anfiteatro Flavio. Questi operatori spesso provenivano da un quartiere adiacente all’anfiteatro, che oggi si trova alle spalle del Colosseo, dove ancora oggi è possibile trovare i resti di una delle quattro caserme utilizzate dai gladiatori, praticamente la palestra e gli spogliatoi dove i gladiatori si allenavano e si preparavano in vista degli imminenti combattimenti.
Questa caserma dei gladiatori in origine faceva parte di un sistema di infrastrutture che includeva anche un ospedale (saniarium) e un obitorio (spoliarium), oltre ai più famosi e noti castra misenatium: la caserma dei marinai della flotta di Miseno incaricati di arrotolare e srotolare il velum o velarium, una grande tenda che proteggeva gli spettatori nelle giornate più assolate.
Il lato opposto di questo corridoio centrale terminava di fronte a grandi strutture che sostenevano un terrazzamento sopra la quale una volta si ergeva il vestibolo d’ingresso della Domus Aurea, (la grande residenza dell’imperatore Nerone) che, successivamente, fu trasformato dai Flavi in ambienti di servizio del Colosseo.
Tra i vari ambienti di servizio si è ipotizzato ci fossero anche delle darsene dove venivano attraccate delle imbarcazioni, probabilmente utilizzate per naumachie, come quelle inaugurali del Colosseo nel 80 d.c. Successivamente le battaglie navali non furono più allestite nell’Anfiteatro Flavio, e le gallerie furono utilizzate per movimentare le scenografie, attraverso un complesso sistema di argani.
I sotterranei del Colosseo sono conosciuti anche come ipogei, ed erano strutturati in ambienti ampi che misuravano circa 76 x 44 metri. Queste strutture fondamentali per organizzare la “macchina scenica“ hanno subito nel corso dei secoli diverse modifiche, basti pensare a come doveva apparirci il Colosseo nell’anno dell’inaugurazione: vi era uno spazio completamente libero che svolgeva la duplice funzione sia di alloggiamento dei pilastri in legno che sostenevano l’arena, ma presumibilmente anche di bacino di raccolta idrica per la realizzazione di spettacoli acquatici. Tale situazione non durò a lungo; infatti, dopo l’inaugurazione, il nuovo progetto di Domiziano porterà alla costruzione di murature fisse che sostenevano il nuovo piano dell’arena, e che si possono riconoscere nei filari di blocchi in tufo ancora oggi visibili.
I sotterranei del Colosseo subirono frequenti modifiche dove alle strutture di età Flavia vennero aggiunte, affiancandole senza fondazioni, altre murature, per lo più in mattoni ricollegabili all’età traianea, severiana e tardoantica, tra il V e il VI secolo d.C. Ognuna di queste strutture presenta diverse tipologie costruttive: strutture in calcestruzzo romano con cortina a mattoni, murature a blocchi di tufo e blocchi di travertino ed infine, murature miste, con ampio utilizzo di materiali di recupero.
Anche le pavimentazioni dei sotterranei del Colosseo, come è facile immaginare, hanno subito nel tempo diversi rifacimenti. Ad esempio, i pavimenti più antichi ancora oggi superstiti sono realizzati in tasselli di cotto a spina di pesce (detti opus spicatum), in generale è possibile identificare diversi interventi sulla pavimentazione riconducibili ad almeno tre epoche differenti che vanno dall’età Flavia a quella Antonina fino a quella Severiana e quindi relative ad un periodo di tempo compreso tra il I e III secolo d.C.
Della pavimentazione Flavia originaria del Colosseo si conservano solo pochi frammenti, per lo più di ridotte dimensioni. L’area di pavimentazione di maggiore estensione nel Colosseo è invece quella risalente all’età Antonina, che ricopre gran parte dell’area ipogea e posa direttamente sulla pavimentazione Flavia e, in alcuni casi, ne colma le lacune lasciate.
La crisi socio-economica che interessò l’impero romano, a partire dall’età tarda, determinò la progressiva scomparsa dei giochi dei gladiatori e, a partire dal V secolo, all’interno dell’Anfiteatro Flavio si svolsero solo spettacoli minori (simili agli odierni spettacoli circensi) per i quali non era più necessario l’imponente apparato scenografico che in origine era movimentato negli ambienti ipogei.
Per tale motivo, i sotterranei furono progressivamente abbandonati e successivamente sepolti. Il definitivo interramento dei sotterranei del Colosseo avvenne all’indomani dell’ultimo spettacolo di cacce di cui si abbia notizia nelle fonti storiche, allestito nel 523 dal senatore Maximus per celebrare il suo consolato. Seguirà un lungo periodo di abbandono fatto di riutilizzi e riconversioni d’uso dove l’antico Anfiteatro Flavio sarà utilizzato da fortezza ma anche come discarica, giardino e perfino da stalla, ma questa e un’altra storia.
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