ll 12 luglio del 1555 il papa Paolo IV Carafa, con la bolla Cum nimis absurdum, istituì il Ghetto degli ebrei di Roma, il secondo più antico d’Italia sorto 40 anni dopo quello di Venezia. Il termine Ghetto infatti deriva proprio dal nome di una contrada veneziana, gheto, dove si trovava una fonderia per appunto gheto veneziano.
Fu scelta tale zona, perché la comunità ebraica aveva risieduto sin dall’antichità nella zona compresa tra l’Aventino e Trastevere, dove è possibile ritrovare la vecchia Sinagoga degli Ebrei costruita dove la comunità ebraica romana si stabili sin dai tempi della Repubblica di Roma.
Gli ebrei erano costretti a portare un segno distintivo che li rendesse sempre riconoscibili, ad esempio un berretto per gli uomini e un velo per le donne, spesso di colore verde. Inoltre vi erano altre proibizioni, come ad esempio di non poter esercitare nessun tipo di commercio fatta eccezione quello degli stracci o vestiti usati, e di non possedere beni immobili; da qui l’esigenza degli ebrei di accumulare grandi ricchezze di beni mobili come oro e denaro.
Il Ghetto Ebraico di Roma originariamente aveva due porte che venivano chiuse al tramonto e riaperte all’alba. Le porte crebbero con l’aumentare della popolazione fino a raggiungere il numero di 8 porte per un’estensione urbana non superiore ai 3 ettari.
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