Piaciuta la prima parte della passeggiata con RomaGuideTour alla scoperta delle chiese barocche di Roma? In quella prima parte dell’itinerario pubblicato al post precedente del nostro blog, vi abbiamo portato alla scoperta delle Chiese di San Bernardo, Santa Susanna alle Terme di Diocleziano, e Santa Maria della Vittoria, tutte chiese del tardo 1500 e soprattutto del ‘600 romano, periodo noto come Barocco, il periodo più florido per la Santa Romana Chiesa e per la Città Eterna anche in termini di potere, ma anche il picco di una lenta decadenza che arriverà a spostare il centro dell’arte da Roma a tante altre città d’Europa, e successivamente oltre oceano.
Oggi proseguiremo la nostra passeggiata alla scoperta delle chiese barocche romane continuando l’itinerario interrotto a Santa Maria della Vittoria, arrivando a svelare l’unicità della Chiesa di San Nicola da Tolentino, la Chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, la Basilica di Sant’Andrea delle Fratte e la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio.
Lasciando Largo Santa Susanna e la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, proseguiamo la nostra passeggiata in direzione di Via Veneto. Lungo il percorso incroceremo la Chiesa di San Nicola da Tolentino, dove anche in questo caso ci fu la partecipazione di grandi maestri del Barocco Romano come Alessandro Algardi, Pietro da Cortona, Antonio Raggi ed Ercole Ferrata, solo per citare i più conosciuti.
Arrivati quasi alla fine di Via Veneto vi troverete di fronte una chiesa dalla facciata anonima ma che all’interno custodisce un arredamento a dir poco particolare, la Chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, o Nostra Signora della Concezione dei Cappuccini. La chiesa al suo interno custodisce capolavori di grandi maestri come l’Arcangelo Michele che caccia Lucifero di Guido Reni, la Natività di Giovanni Lanfranco, il San Francesco riceve le stimmate del Domenichino e la tomba marmorea del principe polacco Alessandro Sobieski, figlio di Giovanni Sobieski, il vincitore dei Turchi a Vienna, opera di Camillo Rusconi. La sola presenza di questa illustre tomba fu il solo motivo che salvò il complesso dalla demolizione, poiché in passato si è pensato di abbattere la costruzione per ristrutturare l’intera area.
La vera attrattiva principale della Chiesa di Nostra Signora della Concezione dei Cappuccini è la cripta-ossario. Basti pensare che questo ambiente è stato decorato con le ossa di circa 4000 frati cappuccini, raccolti in un periodo compreso tra il 1528 ed il 1870 dal vecchio cimitero dell’ordine dei Cappuccini, che si trovava nella Chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, nei pressi del Quirinale. La volontà di decorare la cripta con le ossa, di per se lugubre e macabra, è in realtà un tentativo di esorcizzare la morte e di sottolineare come il corpo non sia altro che un contenitore dell’anima, infatti una volta che questa abbandonerà il corpo (suo contenitore) quest’ultimo può essere riutilizzato in altro modo. La visita alla cripta-ossario della Chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini è un’esperienza unica e memorabile che, al di al appunto degli aspetti macabri, vi lascerà esterrefatti per la bellezza delle installazioni, minuziosamente curate dai frati Cappuccini.
Proseguendo verso Via Sistina prima e successivamente verso Via Capo le Case troveremo un altro gioiello del Barocco romano, la Basilica di Sant’Andrea delle Fratte, una chiesa che risaliva al XI secolo, ma che venne successivamente ricostruita come basilica e in forme barocche su progetto di Francesco Borromini, tra il 1653 e il 1658. Il suo nome stravagante probabilmente deriva dalla sua ubicazione nei pressi di Piazza di Spagna, un tempo periferia del centro abitato e all’epoca piena di alberi, cespugli e arbusti che caratterizzavano l’ambiente circostante, per l’appunto “fratte”, in romanesco.
Uno degli elementi più caratteristici della Basilica di Sant’Andrea delle Fratte è il campanile del XVII secolo, di Francesco Borromini , un campanile a due ordini con i capitelli del secondo ordine costituiti da singolari erme di Giano Bifronte, e una cupola rinforzata da contrafforti diagonali che fanno assumere all’architettura l’immagine della croce di Sant’Andrea, il santo a cui è intitolata la basilica. Il campanile di Sant’Andrea delle Fratte è anche soprannominato “ballerino” perché quando la grande campana suonava (oggi il suono è registrato), la struttura oscillava paurosamente.
L’ultima tappa della nostra passeggiata alla scoperta delle chiese barocche di Roma non si poteva non concludere forse nella chiesa che forse esprime al meglio il concetto di Barocco, e non solo di stampo romano, la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio.
La Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola fu costruita nel 1626 sull’antica Chiesa dell’Annunziata che era divenuta troppo piccola per l’afflusso degli studenti del Collegio Romano e il committente, il Cardinale Ludovisi, finanziò la costruzione con un contributo iniziale da “mecenate” di 100.000 scudi (circa 7 milioni di euro odierni) per la sua ricostruzione, chiedendo che «…per l’ampiezza e bellezza fosse inferiore a pochi». In realtà i lavori si prolungarono e sarà necessario per il cardinale finanziare la costruzione da parte dell’architetto Grassi con altri 100.000 ducati (circa 10 milioni di euro) attraverso un lascito prima della sua morte. Il cardinale non ha mai avuto alcun reale controllo sui lavori, che vennero ultimati solo dopo che fu nominata una commissione di architetti per esaminare i progetti dell’architetto, nella quale compaiono nomi illustri come Domenichino e Carlo Maderno.
L’elemento più caratteristico della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, oltre la stazza e la sua storia travagliata, è sicuramente la sua cupola, o in questo caso finta cupola, realizzata circa 60 anni dopo, nel 1685, da Andrea Pozzo. Immaginate di entrare e osservare in alto, stando in piedi nel punto marcato a terra, un segno sul pavimento, verso l’altare, che contrassegna il punto per l’osservazione ideale di una seconda tela prospettica, sopra la crociera, che riproduce l’immagine di una cupola. La ragione per questa soluzione creativa inusuale è che, nonostante i generosi lasciti del committente, la maestosa cupola in muratura prevista dal progetto non venne mai realizzata, forse proprio per problemi economici. Un’altra versione (forse più romantica) ci racconta che furono gli abitanti del luogo a non desiderare una cupola troppo grande che oscurasse loro il sole.
Insomma una chiesa che riassume la magniloquenza, teatralità dentro e fuori dall’edificio religioso ma soprattutto finzione e artificio tramite il trompe l’oeil. uno degli elementi “classici” ed una delle principali caratteristiche del Barocco. Se siete stati affascinati dal gioco di prospettiva della finta cupola di Andrea Pozzo, potete trovarne un’altra, ugualmente “finta” e realizzata dallo stesso artista nella Chiesa del Gesù di Frascati, uno delle attrazioni principali della zona, ed anche una delle soste dei nostro classico tour dei Castelli Romani.
La nostra passeggiata alla scoperta delle chiese barocche romane, iniziata con la prima parte dell’itinerario al nostro post precedente, si conclude qui. Ma non le nostre avventure, che continuiamo a condividere sulle nostre reti sociali: seguiteci su Facebook, Instagram e Youtube! Se volete scoprire le chiese barocche del nostro itinerario, insieme ad altre meraviglie della Città Eterna, seguitemi anche fisicamente nella mia visita guidata, con tutte le dovute misure e precauzioni covid, alle Chiese e Basiliche di Roma, nel tour alla scoperta di Piazze, Palazzi e Fontane di Roma o in un altro dei miei tour e visite guidate classiche a Roma e provincia.