I Musei Vaticani sono famosi per la Cappella Sistina ma all’interno dei Musei Vaticani ci sono centinaia di altri imperdibili gioielli d’arte in mostra al pubblico, come vi avevamo già segnalato in un precedente articolo quando, oltre ai Musei Vaticani, vi suggerivamo di non farvi mancare una visita ai Giardini e alla Fattoria Vaticana. Oggi vi suggeriremo alcuni gioielli da non perdere ai Musei Vaticani a partire da un’altra famosa cappella, la Cappella Niccolina.
La Cappella Niccolina è stata commissionata da papa Niccolo V al pittore Beato Angelico che, come il papa, era un frate domenicano. Beato Angelico utilizzerà la prospettiva serena reperibile anche in opere di grandi artisti come Masaccio e Leon Battista Alberti. L’arte di Beato Angelico si può collegare al primo rinascimento, ancora saturo dello spirito medievale e che vuole raccontare la chiesa delle origini, da S. Lorenzo e S. Stefano (protodiaconi e martiri) alla parola degli evangelisti e dei dottori della chiesa.
Altro luogo molto suggestivo dei Musei Vaticani, ma di un periodo completamente diverso, sono le Stanze di Raffaello. In pochi sanno che le Stanze di Raffaello verranno commissionate dal papa Giulio II al Pinturicchio perché quest’ultimo non voleva vivere nello stesso appartamento che era stato del suo predecessore, Alessandro Borgia.
Le stanze verranno realizzate dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, momento che ha decretato la diaspora tra gli artisti rinascimentali; molti verranno a Roma a servizio del Papa. Le stanze erano caratterizzate da una grande quantità d’oro (che si ricollega sia alla romanità che al gusto moresco tipico della sua città – Valencia) per un lavoro terminato in soli due anni grazie alla tecnica a secco (più veloce rispetto a quello a fresco). Molti degli assistenti del Pinturicchio erano artisti sono provenienti da Perugia, e ognuno utilizzerà il suo stile. Per questa ragione in queste stanze si possono vedere accostamenti tra profeti e sibille (cromatismo e paganesimo) e temi quali la scoperta del nuovo mondo (resurrezione di Cristo) e con nuovi popoli da evangelizzare, e richiami anche a figure e divinità pagane.
Papa Giulio II sceglierà Raffaello (aveva solo 25 anni) per la realizzazione delle sue stanze e licenzierà tutti gli altri artisti che aveva chiamato e così chiudendo quelle del suo odiato predecessore. Tra le opere più caratteristiche nelle Stanze di Raffaello c’è senza dubbio la Stanza della Segnatura, che esprime l’idea del buon governo e delle buone qualità della chiesa e di chi la governa, quindi verità, bontà e bellezza sono indispensabili per governare.
Nella Stanza di Eliodoro si crea un equilibrio tra le tensioni coloro che vengono scacciati da Dio e quindi protezione da Dio sulla chiesa, Attila e Leone Magno (che ha le sembianze di Leone X) fermati da Dio sul Monte Mincio, con Roma sello sfondo. Altri episodi richiamano eventi storici o mitologici come l’incendio di Troia, quando Enea fugge da Troia e fonderà Roma; l’incendio è placato e spento, e anche in questo caso il papa ha le sembianze di Leone X, ma in realtà si tratta di Leone IV, mentre il papa Leone X appare anche nel riquadro dove incorona Carlo Magno, che in realtà ha le sembianze di Francesco I. Che confusione!
La Sala di Costantino è la sala riservata ai ricevimenti. In questa sala Raffaello sperimenta anche la tecnica ad olio su muro, ma morirà poco dopo (1520) senza poter avere modo di svilupparla ulteriormente. Leone X chiederà a Raffaello il progetto degli arazzi per coprire le pareti, un progetto costato 60.000 ducati d’oro che è una cifra esorbitante, considerando che all’epoca un cavallo costava 3-4 ducati. Oggi possiamo trovare gli arazzi del Raffaello sia nelle gallerie che nella pinacoteca (dove raccontano la storia di San Pietro e San Paolo) dove sono maggiormente protetti, soprattutto dalla luce che altera i filamenti.
Anche la Pinacoteca Vaticana offre interessanti curiosità, come le opere di Melozzo da Forlì che descrive in dettaglio strumenti musicali usati nel XV e XVI secolo, ma anche una Damnatio Memorie di Riario, il cui personaggio è occultato dietro un pilastro forse perché non gradito a uno dei nipoti di Sisto IV.
Tra i gioielli da non perdere ai Musei Vaticani c’è sicuramente la collezione di arte classica con statue, alberi e fontane che richiamano le domus romane già a partire dal cortile ottagonale – inizialmente quadrato ma acquisirà questa forma nel 1780. Tra le opere di rilievo nella la collezione di arte classica possiamo citare il Laoconte, un’opera che si ricollega al mito di Enea e del mito della fondazione di Roma. Una curiosità: il Laoconte fu scoperto sul Colle Oppio il 14 gennaio 1506 da un cittadino, in modo assolutamente casuale.
Tra le altre opere da non perdere e degne di nota ai Musei Vaticani ci sono Venus Felix, Afrodite, Enea (Roma), Apollo Belvedere, e l’Apoxiomenus, copia in marmo ritrovata a Trastevere della statua dell’atleta che si pulisce, il cui originale in bronzo era proveniente delle Terme di Agrippa. Tutte queste opere sono raccolte nel Museo Pio-Clementino costruito da Simonetti in forma rotonda ispirandosi al Pantheon. Il museo include aree tematiche come la Sala degli Animali, dove è raccolto lo studio enciclopedico e mistico di 200 animali di pietra, sala ammirata anche da grandi artisti come Canova, e dove l’artista Franzoni ha sfruttato diverse qualità del marmo per esprimere realismo e pathos.
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